CANTA CHE TI PASSA MA E’ MEGLIO SE IMPARI A FARLO
I benefici psicofisici del canto sono documentati dalla scienza. E aumentano quando si padroneggia la tecnica
Testo di Roberta Camisasca
Cantare aumenta l’ossigenazione nel sangue – che avviene attraverso i globuli rossi (sopra) grazie all’emoglobina – e sembra diminuire il rischio di ipercolesterolemia e di malattie cardiovascolari.
Cantare sotto la doccia è liberatorio. Anche in auto da soli, a squarciagola, con il volume al massimo. O in un locale di karaoke con gli amici, microfono in mano e testo che scorre sul monitor. Il risultato è sempre lo stesso: una scarica di endorfine, gli ormoni della felicità, che si verifica ogni qualvolta facciamo qualcosa di divertente, che ci rallegra e ci fa stare bene.
«A quasi tutti piace cantare, da sempre e di tutto, dal canto popolare alla canzone leggera, perfino la lirica», conferma Franco Fussi, specialista in foniatria e otorinolaringoiatria, responsabile scientifico del master in vocologia dell’Università di Bologna.
«Si racconta che, durante il Carnevale del 1813 a Venezia, persino i gondolieri fischiettassero il motivo dell’aria “Di tanti palpiti” del Tancredi di Rossini il giorno dopo la sua prima esecuzione.
Partecipare a un’attività corale è socializzante, amplifica l’appartenenza a un gruppo, stimola la creatività e la solidarietà, sviluppa la capacità di relazione interpersonale, riduce l’ansia». Ma perché questo irrefrenabile desiderio di lasciarsi andare? «Durante il canto il cervello rilascia endorfine, che risollevano l’umore e alleviano tristezza e irritabilità, e ossitocina, che aiuta a ridurre l’ansia e aumenta l’autostima».
Una cura naturale, semplice e alla portata di tutti, per ridurre lo stress e dimenticare, almeno per qualche minuto, pensieri e preoccupazioni.
AUMENTA L’OSSIGENAZIONE NEL SANGUE
Anche sulla salute i benefici sono documentati. «Cantare è un’attività aerobica», sottolinea Fussi. «Aumenta l’ossigenazione nel sangue e sembra contribuire alla diminuzione del rischio di ipercolesterolemia e malattie cardiovascolari». I benefici raddoppiano se a una indispensabile dose di entusiasmo si aggiunge la tecnica giusta. Quella che solo un professionista può offrire. Fussi, oltre a essere uno specialista della voce, è anche consulente di importanti teatri italiani e accademie d’arte lirica e canto moderno. Collabora con i più famosi cantanti pop e lirici, da Laura Pausini ad Andrea Bocelli.
«Nel momento in cui l’attività vocale, anche amatoriale, diventa frequente, la mancanza di una preparazione adeguata può provocare danni da surménage o malménage (sovraccarico o mal utilizzo)», spiega. «Una guida professionale non solo aiuta a ottenere il miglior risultato al minor costo, ma protegge la salute e amplifica i benefici psicofisici del canto».
Seguire un corso è l’ideale, magari preceduto da un counseling (consulenza professionale) e da un ciclo di terapia logopedica. Opportuna anche una visita foniatrica, per assicurarsi che l’organo sia in buono stato e non vi siano controindicazioni.
«È come alzare il cofano dell’auto per vedere se il motore è a posto, prima di accenderlo e partire», afferma l’esperto. «La consapevolezza d’uso dello strumento è essenziale anche per un cantante amatoriale: permette di dilettarsi con tutte le tipologie di canto, corale o solistico, pop o classico, di musical theatre o rock, con la garanzia di non procurarsi danni».
UN MIX DI PASSIONE E TALENTO
Ma non si dice sempre che basta la passione? Un esempio su tutti: il soprano Florence Foster Jenkins (1868-1944), famosa per la sua completa mancanza di doti canore. Passò la sua vita a esibirsi, orgogliosa e appagata, nonostante le risa del pubblico e le critiche feroci. Dalla sua storia è stato tratto anche un film con Meryl Streep (Florence, nel 2016).
«Esiste una componente innata, una predisposizione naturale al canto in quanto atto motorio che prevede la coordinazione fra tre apparati: respiratorio, laringeo e risonanziale», chiarisce Fussi. «Si tratta di coordinamento muscolare come per qualsiasi sport ed esistono apparati più favoriti di altri, anche per costituzione tessutale. C’è poi una disposizione detta “sovra segmentale”, cioè la capacità espressiva, il talento personale. Quello che oggi viene chiamato “X Factor”.
Ma queste capacità, per manifestarsi e svilupparsi, hanno bisogno dell’apprendimento di una tecnica solida, attraverso lo studio e l’allenamento».
Lo ha dimostrato anche uno studio delle università di Northwestern e Buffalo di New York, che hanno rilevato, con un esperimento, come gli adulti che imparano a cantare da piccoli perdano questa capacità se smettono di allenarsi. C’è un altro aspetto. «Una percentuale di chi viene definito “stonato” (circa il 4%, ma potrebbero essere di più) soffre in realtà di un disturbo neurologico, l’amusia, causata da un’anomalia cerebrale», svela il foniatra. «Consiste nell’incapacità di comprendere la musica, eseguirla e rispondere emotivamente a essa. Ne soffriva anche Che Guevara: durante una festa, si trovò a ballare un tango mentre in sala stavano suonando musica di tutt’altro genere. Siccome non è un problema che si inquadra facilmente, molti amusici finiscono con l’essere etichettati come stonati. Ma i veri stonati, a differenza degli amusici, percepiscono chiaramente di non azzeccare una nota. È possibile compensare il deficit dell’amusia addestrando le proprie capacità di discriminazione delle frequenze, ma soltanto se il cervello è plastico, come, per esempio, nel caso dei bambini».
L’AIUTO DEL COACH
L’insegnamento del canto non è regolamentato in Italia, per cui nella miriade delle offerte, comprese quelle sul web, è essenziale non affidarsi al caso. «Il titolo non è una garanzia: lo è soprattutto la capacità didattica del professionista», sottolinea lo specialista. «Aver compiuto uno o più percorsi formativi di un certo livello assicura il possesso di una consapevolezza pedagogica accurata.
Esistono, infatti, specie nel canto moderno, svariate metodologie di approccio, più appropriate per alcuni stili che per altri. Se dopo tre mesi di lezioni vi sono affaticamenti, alterazioni vocali o scarsa progressione tecnica, è il caso di rivolgersi a un altro docente, magari chiedendo consiglio al medico foniatra o al logopedista». Fondamentale l’esercizio a casa. «Per automatizzare una funzione atletica come quella del canto è necessario mantenere l’organo in esercizio quotidianamente, magari per mezz’ora», conclude lo specialista in foniatria. «A chi mi chiede quanto tempo serve, rispondo che non si finisce mai di imparare: anche i grandi artisti continuano il loro lavoro di formazione. Tuttavia, una volta in possesso di una minima base tecnica, si aprono già tante possibilità di espressione. A questo punto si potrà decidere se intraprendere un’attività amatoriale, semi-professionale o professionale».
Corde vocali: un po’ di anatomia
Le corde vocali sono gli organi centrali nel processo di fonazione: si presentano come ripiegature della mucosa laringea, di colore bianco perla, convergenti tra loro nella parte anteriore e divergenti nella parte posteriore.
Si trovano nella regione mediana della laringe e costituiscono quella sorta di strettoia che, vibrando, permette la modulazione dell’aria e consente la produzione del suono parlato e cantato. Nella respirazione «normale», le corde restano in posizione distante tra loro per permettere all’aria di passare. Nel processo di fonazione invece si avvicinano formando una stretta fessura attraversata dall’aria che, passando, le fa vibrare, sviluppando un’onda sonora amplificata grazie agli spazi di risonanza, che hanno anche il compito di variare il timbro della voce. La qualità e l’estensione della voce, quindi, dipendono dalla lunghezza e dalla tensione delle corde vocali e dalla loro regolare vibrazione.
Sette regole di manutenzione della voce
Oltre a prevenire le lesioni delle corde vocali legate all’uso continuativo, è importante mettere in pratica misure di prevenzione e igiene utili a mantenerle in salute. Ecco sette regole consigliate da Franco Fussi, specialista in foniatria e otorinolaringoiatria, responsabile scientifico del master in vocologia dell’Università di Bologna.
1- Esegui un controllo laringostroboscopico all’anno e riserva circa un mese all’anno al riposo vocale.
2- Non trascurare raffreddori e piccoli disturbi. La salute delle corde vocali è condizionata dallo stato di salute generale e da eventuali mali di stagione, stress, allergie e affezioni gastrointestinali come il reflusso faringolaringeo che, irritando le corde vocali, impoverisce il timbro.
3- Bevi molta acqua. Una mucosa disidratata fa in modo che sulla superficie delle corde vocali venga a mancare il film idro-lipidico che mantiene lubrificata la corda e la fa ondeggiare in maniera libera, naturale e senza sforzi. È importante bere in modo continuativo e non solo prima di cantare: l’acqua viene assorbita dall’intestino e passa nella circolazione sanguigna prima di arrivare alle corde vocali. Due litri è la quantità ideale, che si traduce in circa otto bicchieri da distribuire durante la giornata.
4- Fai gli sciacqui con acqua e sale o bicarbonato di sodio tutti i giorni: rendono la voce più limpida; gli infusi a base di erisimo, detta anche erba del cantante (nella foto sopra), sono invece utili ad alleviare le irritazioni della mucosa. Infine, tenere una garza bagnata sotto al naso serve a inumidire le mucose.
5- Non fumare: chi è abituato alle sigarette presenta corde vocali ingrossate, responsabili di un timbro vocale modificato e difficoltà respiratorie. Anche bevande bollenti e cibi acidi favoriscono irritazione e disidratazione delle corde vocali.
6- Riscalda sempre la voce prima di cantare. Entrare in azione di colpo, da uno stato di freddo iniziale, scatena una reazione protettiva dei muscoli della gola che serve a fronteggiare il rischio di lesione. La lunghezza del riscaldamento dovrebbe essere inversamente proporzionale alla durata della performance: breve in previsione di poche canzoni, fino a un’ora per lunghe sessioni. Alcuni artisti trovano utile eseguire anche un blando riscaldamento ogni mattina.
7- Evita pastiglie balsamiche a base di mentolo ed erisimo che, in stati di normalità, possono creare disidratazione e indurimento della voce. Rischioso anche l’abuso di antidolorifici, che potrebbero mascherare i primi segnali di sforzo vocale.
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