Ortopedia e Traumatologia

COLPO DI FRUSTA CERVICALE – APPROCCIO OLISTICO MULTIDISCIPLINARE

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A cura di Dino Caprara

Introduzione

Il presente protocollo di lavoro non va considerato quale sostituzione a diagnosi medica specialistica; il programma che segue, va gestito a seconda delle variabili personali presentate dal paziente e gestito da professionisti diversi per un risultato multidisciplinare.
Per “colpo di frusta” si intende, in termini di uso comune, un fisiologico meccanismo articolare che il collo attua quale risposta a una sollecitazione improvvisa e violenta, come ad esempio nei tamponamenti o nelle cadute.
Quando tale meccanismo è particolarmente violento (come può succedere a seguito di sollecitazioni particolarmente intense), può dare origine a conseguenze patologiche: si parlerà, in questo caso, di esiti da colpo di frusta, che possono consistere in contratture dei muscoli para-vertebrali, riduzione della lordosi fisiologica del tratto cervicale o addirittura inversione della lordosi, schiacciamento o frattura delle vertebre cervicali.

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Esiti del colpo di frusta

Una brusca accelerazione / decelerazione della testa, come ad esempio in un tamponamento o in una caduta, comportano una istantanea contrazione dei muscoli sternocleidomastoidei e degli scaleni; questi muscoli si contraggono per riflesso miotatico da stiramento (in quanto gli sternocleidomastoidei e gli scaleni, subiscono in primis un allungamento improvviso e forzato), con l’obiettivo di proteggere la testa stessa da un impatto.
Chi subisce un trauma di questo tipo non accusa immediatamente il dolore, ma nei giorni successivi; la contrazione dei muscoli della loggia anteriore e laterale del collo può causare una abolizione della fisiologica lordosi cervicale che nei casi peggiori, arriva ad invertirsi.
La contrazione eccessiva, soprattutto sulle origini degli sternocleidomastoidei, può comportare un quadro sintomatologico particolare per la compressione che può risultarne sulla sub-occipitale, sfociando in sintomi secondari ma altrettanto fastidiosi quali acufeni, vertigini, emicrania e nevralgia del trigemino.
I muscoli della loggia anteriore come i sopra e sotto ioidei, anche loro contratti per via del trauma, possono comportare disfunzioni sulla meccanica articolare della temporo-mandibolare con conseguente “click” mandibolare e difficoltà ad aprire la bocca completamente con, nei casi più gravi, una persistente malocclusione.
I sintomi possono sfociare in cervicobrachialgia, estendendosi a tutto l’arto superiore con dolore e/o parestesia più o meno periferica, nei casi più gravi fino alle dita; il sonno risulta disturbato per la difficoltà a trovare la giusta posizione e si evidenzia un calo della forza da parte dei muscoli del braccio: un esempio classico è l’irradiazione al tricipite e/o al fascio posteriore del deltoide.
Prima di iniziare il percorso rieducativo sono indispensabili idonei esami strumentali (radiografia, RMN …) che dovranno essere valutati dallo specialista per avere le idonee indicazioni terapeutiche.

Approccio osteopatico

Benché nell’immaginario collettivo l’osteopata sia famoso per i THRUST articolari*, esistono molte tecniche fasciali atte a ripristinare la fisiologica lordosi cervicale senza necessariamente attuare manovre ad alta velocità.

[* THRUST articolari: mobilizzazione passiva forzata che tende a portare gli elementi di una o più articolazioni oltre il loro gioco fisiologico senza superare il limite anatomico del loro movimento, con produzione del cosiddetto “scrocchio”.]

Il tipo di approccio per esiti di colpo di frusta, deve privilegiare la precisione del trattamento; per precisione si intende lavorare su muscoli molto piccoli come quelli della zona sub-occipitale (grande e piccolo retto posteriore della testa, obliquo superiore ed inferiore della testa) e non stressare eccessivamente muscoli già provati dal trauma.
Il paziente che ha subito un trauma farà fatica semplicemente ad abbandonare la testa in mani sconosciute, o anche a sistemarsi correttamente sul lettino.
La prima cosa da fare è rilassare i muscoli anteriori e laterali del collo: sternocleidomastoidei e scaleni (Foto 1-2); fondamentale è anche il trattamento dei muscoli omo-ioidei con tecniche TEM (contrazione – rilascio) (Foto 3) e dei muscoli sopra-ioidei.

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La zona sub-occipitale va affrontata in assenza di dolore: meglio non insistere con troppa forza se il paziente ha dolore; ciò  la reazione istintiva di contrarre gli sternocleidomastoidei per sollevare la testa, nonché il peggioramento della sintomatologia secondaria che va dall’emicrania alle vertigini.
Nei peggiori dei casi, una mandibola sintomatica non torna in fisiologia occlusale trattando i muscoli interessati alla specifica meccanica articolare; potrebbe essere necessario un “release” muscolare direttamente dal cavo orale (Foto 4).

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Di norma in poche sedute il paziente migliora la sintomatologia ed è pronto per la fase attiva.

Approccio chinesiologico

Indispensabile dopo aver dato sollievo al rachide cervicale, aumentarne la consapevolezza dei movimenti.
Il collo nei movimenti di torsione, inclinazione laterale e flesso estensione, si muoverà a piccoli scatti per insicurezza e paura del reiterarsi del dolore.
L’educazione al movimento va iniziata al suolo, in posizione supina familiare al paziente, con l’ausilio di piccoli attrezzi come una semplice palla di gommapiuma (Foto 5); una tecnica molto valida resta la Neck School.

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Una volta posizionata la palla come se fosse un cuscino, si chiede al paziente di eseguire dei piccoli movimenti di flesso estensione: con la pratica è bene abbinare la giusta respirazione al movimento, inspirando durante l’estensione della testa ed espirando durante la flessione, facendo così in modo da rispettare la fisiologia articolare durante la respirazione stessa.
A completare l’esercizio, si chiede al paziente di effettuare delle piccole torsioni avvertendo il rotolare della palla sotto l’occipite, come se stesse disegnando delle linee con la punta del naso.
Al fine di conservare la recuperata lordosi fisiologica, piccoli cilindri specifici o semplicemente una sezione di “tondoludo” da piscina, da applicare tra il suolo e il rachide cervicale, servirà a dare coscienza al paziente della lordosi fisiologica, nonché a dare una componente di allungamento ai muscoli della loggia anteriore del collo.

Inizio della riatletizzazione

A questo punto, il paziente è pronto al ritorno in palestra.
il microciclo iniziale di allenamento, dovrebbe prevedere una periodizzazione in grado di non stressare i muscoli colpevoli della rettilineizzazione cervicale; sternocleidomastoidei in primis.
Meglio evitare tutti gli esercizi per gli addominali a terra; infatti pur con una tecnica eccellente, è impossibile lasciare il peso della testa totalmente abbandonato nelle proprie mani, di conseguenza l’inizio del movimento, vedrebbe proprio gli sternocleidomastoidei lavorare per portare su la testa.
Per quanto riguarda la routine delle spalle, privilegiare la catena cinetica aperta risulterebbe la scelta vincente; evitando di sollevare qualsiasi peso al di sopra della testa.
Le classiche alzate laterali e frontali, permettono di allenare i deltoidi senza coinvolgere, con una buona tecnica, gli scaleni, elevatori delle scapole e sternocleidomastoidei, il coinvolgimento di questi ultimi non è dettato soltanto dalla meccanica articolare ma anche dal carico eccessivo; meglio partire con carichi sottostimati (Foto 6).

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A completare il lavoro sulla spalla, dopo il riscaldamento sarebbe opportuno potenziare i muscoli componenti la cuffia dei rotatori con esercizi specifici; per avere un maggior coinvolgimento dei rotatori stessi, ma anche per tenere il collo rilassato, è opportuno utilizzare una pallina sotto il gomito (Foto 7).

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Bibliografia

  • Yessis M.: KINESIOLOGY OF EXERCISE – Sandro Ciccarelli Editore, 1992
  • Brotzman S.B.: CLINICAL ORTHOPAEDIC REHABILITATION – Excerpta Medica Italia Srl, 2003
  • Toso B.: LA NECK SCHOOL – Red Edizioni, 2007
  • Ranieri S.R., Nicholas A.S., Kriebel R.M., Goldstein F.J., Coughlin P.M.: EVALUATION OF THE EFFECT OF OSTEOPATHIC MANIPULATIVE TREATMENT ON HEADACHE PAIN: SINGLE VS MULTIPLE MODALITY TREATMENT – J Am Osteopath Assoc. 1998

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Dino Caprara
Laurea in Scienze Motorie – Docente di Biomeccanica – D.O. Osteopatia – Perfezionamenti in chinesiologia e chinesiologia rieducativa – Master in scienze podologiche

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