LA “CUFFIA DEI ROTATORI”
Le lesioni della cuffia dei rotatori (tipiche degli sport di “lancio” come pallavolo, pallanuoto, baseball e tennis), solitamente originano da un’infiammazione dei tendini dovuta all’iperuso. Possono avere però anche una causa traumatica, come accade in quelle attività dove la caduta è un fatto consueto (motocross, sci, mountain-bike, ecc.).
Nel caso di patologia da “sovraccarico”, il problema origina da uno squilibrio muscolare, in particolare da un cattivo rapporto di forza tra muscoli elevatori/depressori e intra/extrarotatori: la risultante è una spinta che eleva la testa dell’omero, facendo così diminuire lo spazio sottoacromiale e causando un conflitto tra il tendine e la parete ossea sovrastante durante il movimento; ciò perpetua la sofferenza del tendine facendolo degenerare sino alla rottura, parziale o completa.
Negli eventi traumatici, invece, è il movimento improvviso e violento che eleva la testa dell’omero, con conseguente riduzione dello spazio articolare e lesione della cuffia.
La riabilitazione della spalla dopo l’intervento di sutura della cuffia, è molto delicata e deve essere decisa caso per caso in accordo con il chirurgo, perché soltanto il chirurgo conosce la qualità dei tessuti suturati, la loro tenuta e l’entità della lesione.
La Riabilitazione
Fermo restando che il programma di riabilitazione deve essere personalizzato e verificato periodicamente, solitamente esso dovrà prevedere quattro fasi, in modo da accompagnare l’atleta fino alla ripresa delle competizioni, che avverrà intorno al sesto mese.
- Prima fase
Durante questa fase, che può variare da 3 a 4 settimane, l’articolazione è protetta da un tutore.
Nel primo mese le sedute devono essere quotidiane. E’ fondamentale l’utilizzo dell’acqua che va impiegata appena vengono rimossi i punti di sutura o, nel caso di ricostruzione in artroscopia, anche prima utilizzando cerotti idrorepellenti; la spinta di Archimede offerta dall’acqua, sostituisce il tutore e permette una più facile e precoce mobilizzazione dell’articolazione. Inoltre la temperatura dell’acqua della vasca riabilitativa (340C) ha effetti miorilassanti su tutti i tessuti.
A “secco” il terapista può effettuare tecniche di micromobilizzazione della testa omerale e della scapola, evitando la rotazione interna che porterebbe in tensione la cuffia appena suturata. Esercizi attivi per i muscoli fissatori della scapola possono essere introdotti precocemente, utilizzando gli esercizi pendolari tipo Codman, oltre a una mobilizzazione passiva autoassistita in flessione ed extrarotazione.
Obiettivi da porsi: evitare l’instaurarsi di rigidità e ripristinare il corretto ritmo scapolo-omerale.
- Seconda fase
Nella seconda fase, indicativamente 4a – 8a settimana, si abbandona gradualmente il tutore (entro la quinta settimana); la mobilizzazione passiva o attiva-assistita si trasforma gradualmente in attiva; si iniziano a utilizzare ausili come le carrucole e lo skate-board in flessione ed extrarotazione (figura 1); possono venire introdotti esercizi contro resistenza elastica per i muscoli fissatori della scapola e per i depressori della testa omerale.
I muscoli intra/extrarotatori possono iniziare un lavoro isometrico, mentre si consiglia di aspettare la 6a settimana prima di proporre blandi esercizi isotonici. Dalla 6a settimana si iniziano gli esercizi in adduzione sul piano orizzontale. In acqua il lavoro è indirizzato alla ricerca della massima articolarità, prestando sempre attenzione alle rotazioni.
Figura 1
- Terza fase
Nella terza fase, 9a – 12a settimana, si ha un aumento progressivo dei carichi di lavoro per un recupero completo e armonico della muscolatura della spalla; possono essere introdotti i primi esercizi di abduzione attiva. Esercizi di destabilizzazione ritmica della spalla e di propriocezione sono utili in tale fase per il recupero funzionale. In acqua vengono inseriti esercizi combinati e la nuotata a rana (prima con l’utilizzo di cinghie, poi libera).
- Quarta fase
Nella quarta fase, 13a – 16a settimana, è prevista la ripresa funzionale della spalla con le normali attività quotidiane ed il gesto sportivo, limitando comunque il ritorno alle competizioni al 6° mese dopo l’intervento.
In questo periodo vengono inseriti esercizi di lancio e presa da varie posizioni e a difficoltà crescente, utilizzando carichi diversi che vanno dal pallone di spugna alle palle mediche (figura 2): si possono iniziare esercizi specifici per lo sport praticato e allenamento isocinetico dalla 16a settimana. La vasca riabilitativa può essere sostituita con una piscina dove sarà più agevole la nuotata a rana, a crawl e a dorso.
E’ utile effettuare test di valutazione per chi desidera riprendere le competizioni e sconsigliare queste ultime se la forza non ha raggiunto almeno il 70% dell’arto controlaterale.
Figura 2
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