DISFUNZIONI ASSIALI IN GIOVANI PRATICANTI LA GINNASTICA RITMICA: IL RUOLO DELL’ESERCIZIO FUNZIONALE
Andrea Fusco – Giulia Angelino
SOMMARIO
La pratica della ginnastica ritmica richiede, nelle giovanissime atlete, qualità fisiche e motorie innate ed acquisite superiori alla media notevoli. Le praticanti di questa disciplina presentano una maggiore incidenza di disturbi muscolo-scheletrici a carico del rachide rispetto alla restante popolazione di uguale sesso ed età.
Si è dunque intrapresa una ricerca bibliografica ai fini di individuare, anche attraverso un confronto con altre discipline, quali fattori di rischio possano considerarsi connessi all’insorgenza di tale morbilità.
Alcune indicazioni presenti in letteratura sono state tenute in considerazione, tuttavia vista l’insufficienza di dati esaustivi, è stata suggerita l’adozione di un progetto sperimentale, consistente in un questionario a risposte multiple. I risultati del questionario hanno confermato le indicazioni provenienti dalla letteratura ma hanno anche consentito di individuare altre possibili concause che influirebbero significativamente sull’insorgenza delle disfunzioni assiali.
PAROLE CHIAVE: Ginnastica ritmica, giovani atlete, disfunzioni assiali, overuse, stile di vita, esercizio funzionale
INTRODUZIONE
La pratica della ginnastica ritmica comporta capacità innate ed acquisite notevoli.
Si tratta di una disciplina che richiede l’esecuzione di movimenti molto ampi e fluidi, orientati sviluppati su tutti i piani dello spazio e legati funzionalmente al movimento dei piccoli attrezzi.
L’attività agonistica coinvolge atlete di sesso femminile, di età generalmente inferiore ai 18 anni.
L’incidenza di disturbi muscolo-scheletrici a carico del rachide nelle praticanti è di gran lunga superiore rispetto a quella riscontrabile nel resto della popolazione di pari sesso ed età.
I dati epidemiologici presenti in letteratura, relativamente ai disturbi assiali, forniscono risposte significative, per quanto discordanti, riguardo l’incidenza; tuttavia non indicano relazioni eziologiche precise riguardo le modalità d’insorgenza, riguardo la presenza di recidive, riguardo la prognosi o riguardo l’incidenza della cronicizzazione dei sintomi.
Allo scopo di individuare possibili strategie di prevenzione nei confronti di tali eventi morbosi, si è svolta una revisione critica della letteratura relativa alla pratica della ginnastica ritmica e della letteratura relativa ai disordini muscolo-scheletrici assiali riguardanti le giovani sportive.
Allo scopo di individuare con maggior precisione la relazione intercorrente fra i fattori potenzialmente patogenetici il cui riscontro è ricorrente nelle atlete con disturbi, si è ricorsi ad un’ indagine interna al settore, mediante un questionario a risposte multiple.
Quest’ultimo si pone quale strumento di rilevamento epidemiologico in popolazione chiusa e supporto ad ipotesi patogenetiche.
L’ipotesi eziologica da cui si è partiti è riconducibile ad una multifattorialità patogenetica, ove i fattori di rischio sono presenti in misura variabile nei soggetti sintomatici.
Tali fattori possono essere distinti in intrinseci (relativi alle caratteristiche dell’atleta o della disciplina) ed estrinseci (relativi all’allenamento, allo stile di vita).
La combinazione di alcuni fra i fattori evidenziati potrebbe esporre maggiormente le atlete a situazioni di sovraccarico (“overuse”), varcando i limiti della relazione fra carico sostenibile e capacità di carico dell’organismo a livello generale e/o distrettuale.
In tali casi, un intervento preventivo efficace potrebbe svolgersi mediante opportune modifiche relative a fattori estrinseci quali la programmazione, la metodologia di allenamento, modifiche basate e modulate opportunamente su una corretta e reiterata valutazione dell’atleta.
OBIETTIVI
Nello specifico lo scopo di questo lavoro è duplice: in primis individuare quali aspetti legati alla pratica della ginnastica ritmica possano costituire fattori di rischio per l’insorgenza dei disturbi assiali; in secundis quali misure preventive possano essere attuate per ridurre la ricaduta delle disabilità che affliggono le praticanti sulla loro vita sociale e sulla partecipazione all’attività sportiva.
Data per assunta l’ invariabilità dei fattori intrinseci, siano essi genetici, antropometrici, fisici o tecnici, si è valutata la presenza ricorrente di fattori estrinseci ed in particolare di pratica dell’allenamento (valutazioni, periodizzazioni, intensità, densità) e di stili di vita extra-sportiva (attiva, sedentaria, meccanizzata).
A questo fine viene raccomandata l’introduzione di una valutazione funzionale delle atlete, quanto più possibilmente affidabile e standardizzata, in modo da garantirne un monitoraggio continuo delle capacità fisiche e neuromuscolari.
In termini pratici, si intendono diffondere i risultati di questo lavoro nelle sedi opportune (Federazione Ginnastica d’Italia 1, Scuola dello sport del Coni 2) al fine di proporre indicazioni di buona pratica per le società sportive.
MATERIALI E METODI
La ricerca è stata condotta mediante un vaglio della bibliografia esistente e, data la scarsa esaustività di quest’ultima, mediante un questionario “ad hoc”.
Gli argomenti della ricerca bibliografica: Carico/capacità di carico e prestazione sportiva, La ginnastica ritmica, Disfunzioni assiali in giovani ginnaste. Se ne presentano, di seguito, i punti salienti.
Carico/capacità di carico e prestazione sportiva
La finalità dell’allenamento, in qualsiasi disciplina sportiva, deve essere quella di favorire lo sviluppo ottimale di tutte le capacità motorie, in modo da massimizzare la resa di gara ed evitare la possibilità di infortunio dell’atleta.
Fondamentalmente gli obiettivi dell’allenamento sportivo sono:
- sviluppare la capacità di carico
- sviluppare la prestazione sportiva. 3
La capacità di carico è la capacità dell’organismo di sostenere determinati carichi senza compromettere la salute, presente e futura.
Nel periodo prepuberale si sviluppa questa capacità, attraverso una formazione motoria polivalente, che significa acquisizione delle capacità motorie, apprendimento di movimenti, arricchimento attraverso diversi sport.
Uno squilibrio tra carico e capacità di carico indica uno squilibrio fra il carico esterno che il corpo, l’organo o il tessuto subiscono e la loro caricabilità, ovvero il carico da essi fisiologicamente sostenibile. 4
Questa alterazione interpreterebbe la presenza di un danno muscolo-scheletrico.
Nell’età evolutiva si può incorrere in questo squilibrio poiché la capacità di carico meccanico è facilmente superabile. Essa richiede maggiore attenzione in quanto sostenere carichi meccanici, quali pressione, trazione, torsione, in presenza di un apparato osteo-articolare non ancora formato (tessuto osseo non del tutto maturo, cartilagine in accrescimento) non è scontato e facilmente si può creare un danno, soprattutto a causa di carichi ripetitivi, intensi ed asimmetrici.
Lo sviluppo della prestazione sportiva rappresenta l’acquisizione della capacità di realizzare una prestazione complessa, in un determinato momento, secondo regole stabilite e anche questa capacità si basa sulla capacità di carico. È dunque la capacità di esprimere in un tutt’uno ciò che viene acquisito con l’allenamento, motivo per cui questo necessita di protocolli affidabili e ampiamente sperimentati, esattamente come avviene in campo medico per i protocolli terapeutici.
Di notevole importanza all’interno di una sessione allenante, oltre all’acquisizione del gesto tecnico, sono anche gli esercizi generali: questi sono rappresentati da esercizi che dal punto di vista formale, per quanto riguarda la loro programmazione e organizzazione motoria, non corrispondono all’esercizio di gara, però, favoriscono lo sviluppo delle capacità funzionali dell’organismo. 5
La ginnastica ritmica. Caratteristiche della disciplina, delle atlete e dell’allenamento
La ginnasta di ritmica deve possedere alte capacità coordinative, senso del ritmo, mobilità articolare eccezionale e senso estetico e artistico in grado di caratterizzare e personalizzare la prestazione.
La mobilità del corpo, la sua estrema flessibilità e fluidità si devono armonizzare con il movimento dei piccoli attrezzi secondo una logica di assecondamento: l’obiettivo principale dell’esercizio di gara è quello di creare un’immagine artistica, espressa attraverso il carattere della musica. 6
La ricerca della perfezione esecutiva fa si che la ripetizione e l’automatizzazione del gesto siano alla base di questo sport. L’esercizio viene ripetuto per ore in sede di allenamento, questo perché la ginnasta, in competizione, deve eseguire correttamente tutti gli elementi, per ottenere il massimo punteggio dichiarato. Importante è sottolineare che sebbene il riscaldamento sia affrontato simmetricamente, l’esercizio di gara viene eseguito unicamente utilizzando l’emicorpo che rispecchia maggiormente le richieste di ampiezza, mobilità, stabilità, controllo motorio.
Quanto detto dimostra la necessità da parte delle praticanti di possedere alcune caratteristiche fondamentali per intraprendere l’attività agonistica: caratteristiche antropometriche, neuromuscolari e fisiche. 7
Per quanto riguarda le caratteristiche antropometriche, le ginnaste, per motivi di espressività, sono tendenzialmente longilinee, in modo da essere agili ed aggraziate.
Questa non è solo frutto di molte ore di pratica, le quali sicuramente possono agevolare il modellamento del fisico, ma per lo più fa parte di un bagaglio intrinseco.
Per questo la selezione delle future atlete avviene molto precocemente anche perché l’attività agonistica futura coinvolgerà atlete di un’età generalmente inferiore ai 18 anni. 8 9
Le caratteristiche neuromuscolari necessarie sono la coordinazione e il controllo motorio, requisiti fondamentali.
Il livello di controllo, di espressione e di varietà della tecnica costituiscono gli elementi basilari della prestazione.
L’attività agonistica impone il raggiungimento di una coordinazione fine, ossia si arriva ad ottenere un movimento perfetto tramite la correzione degli errori. Questo è un meccanismo di feedback che può essere interno, un’autovalutazione in base ai riscontri sensoriali, oppure esterno, grazie alle correzioni dell’allenatore. 3
La ripetizione consente all’esecutore la possibilità di concentrarsi sulla precisione e il controllo stilistico, per questo, la ginnastica ritmica mostra un lavoro tecnico molto ripetitivo. 10
È stato dimostrato che la pratica costante di questa disciplina porta ad una vera e propria modifica funzionale dei modelli esistenti di coordinamento. 11
Tra le caratteristiche fisiche necessarie, prima fra tutte, vi è quella di possedere grande mobilità articolare. Per mantenere ed incrementare quest’ultima si parla di allenamento della flessibilità, in cui è prevista l’esecuzione di movimenti di grande ampiezza, sviluppati in tutti i piani dello spazio. Una certa prevalenza viene assunta dai movimenti estensori a carico del rachide.
Disfunzioni assiali in giovani ginnaste
L’eziologia del mal di schiena nella popolazione pediatrica e adolescenziale è diverso da quello della popolazione adulta a causa della presenza di cartilagini in accrescimento e velocità di crescita ossea lineare aumentata. Inoltre, la frequenza e l’intensità della partecipazione sportiva nei giovanissimi continua ad aumentare, portando a più lesioni da uso eccessivo. 12
Lo sportivo adolescente pone significative e ripetitive sollecitazioni a carico del rachide, struttura ancora in via di sviluppo. 13
Lo sport ha effetti contraddittori sul rachide lombare: consente attraverso il rinforzo delle masse muscolari un effetto di riduzione nei confronti delle sollecitazioni discali, l’elasticità indotta dal gesto sportivo compensa la rigidità segmentale e l’adattamento costante dell’apparato locomotore evita al rachide sollecitazioni improvvise ed inusuali. Tuttavia questi effetti favorevoli non compensano l’effetto nocivo dei microtraumi ripetuti per molte ore al giorno. Compressione, torsione, forze di taglio, agiscono su corpi vertebrali resi fragili dalla comparsa di nuclei di ossificazione complementari tra i 14 e i 16 anni. 14
La ginnasta affetta dalla problematica in esame, si presenta con segni e sintomi considerati come affidabili, riconducibili a dolore localizzato al rachide lombare. 15
Altro dato riportato sembra essere un modesto abbassamento in altezza dei dischi intervertebrali del tratto lombare. 16
QUESTIONARIO
Allo scopo di individuare con maggior precisione alcuni aspetti ricorrenti comuni alle atlete con disturbi, si è ricorsi ad un’indagine interna al settore, mediante un questionario a risposte multiple.
Quest’ultimo si pone quale strumento di rilevamento epidemiologico in popolazione chiusa e supporto ad ipotesi patogenetiche. Successivamente si riportano alcune domande di particolare rilevanza nell’ambito di questo progetto.
Risultati
Le ginnaste che hanno risposto al questionario nella sua totalità, sono 115.
Le intervistate sono da considerare giovanissime : il 16% di esse ha dagli 8 ai 13 anni, il 52% dai 13 ai 16, il 32% dai 16 ai 20.
Per quanto riguarda le ore settimanali che le ginnaste sottoposte al test trascorrono in palestra, le percentuali sono le seguenti: il 4% si allena 9 ore, il 28% dalle 9 alle 15 ore, il 68% più di 15 ore.
Le domande a supporto di ipotesi patogenetiche come la multilateralità e la sedentarietà, l’asimmetria del gesto e le conseguenti alterazioni di controllo motorio, la presenza/assenza di disfunzioni precedentemente rilevate, hanno prodotto i risultati di seguito elencati.
A supporto della prima ipotesi circa l’eccessiva presenza di attività specifica e sulla conduzione di una vita sedentaria, esclusa quella trascorsa in palestra, venivano poste le seguenti domande:
1- Quante ore di movimento fai AL DI FUORI dell’allenamento? (si intende andare a scuola a piedi, camminare, andare in bicicletta …).
Il 45.22% risponde meno di 1 h, il 43.48% tra le 2 e le 3 h, 11.30% più di 3 h (GRAFICO 1)
GRAFICO 1
2- Quante ore stai seduta tra scuola, studio, pc, tv, telefono … ?
Il 57.39% risponde tra le 6 e le 8 h, 33.04% meno di 6 h, 9.57% più di 8 h (GRAFICO 2)
GRAFICO 2
A conferma della seconda ipotesi viene domandato:
3- Hai verificato differenze di scioltezza gambe e schiena tra destra e sinistra? (Figura 1)
Il 30.45% risponde in maniera marcata, il 63.48 % sì e il 6.09% no (GRAFICO 3)
GRAFICO 3
Figura 1 – Evidente differenza di ampiezza nell’esecuzione del medesimo gesto tecnico, eseguito da una ginnasta prima su appoggio destro, poi sinistro
Per verificare la presenza/assenza di disfunzioni precedenti sarebbe stato necessario che la ginnasta venisse sottoposta ad una valutazione funzionale, quindi viene formulata la domanda:
4- Hai mai fatto una visita da un professionista per valutare la funzione della tua schiena e del tuo bacino? (si intende che il professionista abbia eseguito dei test attivi-passivi)
Il 63.48 % risponde no.
DISCUSSIONE
Le ginnaste che sono state sottoposte al questionario sono agoniste provenienti da tutta Italia, il cui livello è vario e include atlete che hanno partecipato al Campionato di Serie D, C, B, A2, A1, alle competizioni individuali organizzate dalla Federazione quali il campionato di Specialità e di Categoria e alle competizioni di squadra del Campionato d’Insieme.
Alcune tra le ragazze prese in esame sono componenti del Team Italia e della squadra Nazionale e quindi attive nel panorama internazionale.
Dall’analisi della disciplina, delle caratteristiche delle atlete che la praticano, nonché per analogia con la letteratura riguardante altre discipline prese in esame, si può sostenere che pur in un’ eziopatogenesi verosimilmente multifattoriale, ad alcuni fattori causali si possa ascrivere un particolare peso patogenetico nelle disfunzioni assiali nelle giovani ginnaste:
- l’esecuzione reiterata di movimenti estensori rachidei
- l’asimmetria delle esecuzioni tecniche proprie della disciplina (Figura 1)
- l’uso asimmetrico degli arti inferiori da parte delle ginnaste
- l’età media delle atlete
- l’improvviso aumento di densità (frequenza) e/o intensità di allenamento
- la mancanza o l’inadeguatezza della valutazione funzionale.
Altri fattori emergono quali concause patogenetiche, dai risultati della parte sperimentale di questo lavoro:
A- stile di vita dell’atleta erroneo
B- rapporto carico/capacità di carico alterato
C- tecnica scorretta di allenamento.
Per raggiungere lo scopo di questo lavoro è quindi necessario analizzare la possibile efficacia di interventi atti a ridurre l’impatto di ciascuno di tali fattori.
1 – 2 – 3 – I fattori nominati sono da classificarsi, secondo il modello BPS, intrinseci, pertanto, dal punto di vista di un possibile intervento profilattico non lasciano grande spazio di manovra.
Parzialmente modificabile, ossia compensabile mediante opportune modifiche dell’allenamento, è da considerarsi l’asimmetria del gesto atletico.
4 – L’età media delle atlete si colloca fra i fattori intrinseci puri: i risultati della parte sperimentale confermano che le ginnaste di ritmica sono effettivamente atlete molto giovani e questo è senz’altro un dato importante dato che il picco di crescita (che nel sesso femminile si colloca nelle prime fasi dello sviluppo puberale, 12 anni circa) influisce significativamente sull’incidenza del disturbo.
5 – L’improvviso aumento di densità (frequenza) e/o intensità di allenamento, è strettamente collegato ai periodi in cui vengono a concentrarsi le competizioni.
I restanti fattori di rischio (A, B, C), emersi grazie al questionario, sono da classificarsi come estrinseci.
Su di essi la ricerca bibliografica non ha fornito alcun dato, tuttavia si ritiene di grande importanza un intervento a questi livelli, proprio a causa della loro modificabilità.
A – Lo stile di vita delle atlete costituisce una questione non trascurabile.
È emerso che il movimento, escluso quello dell’allenamento, è scarso: le percentuali di risposta ottenute dicono che il movimento al di fuori della palestra sia inferiore a tre ore giornaliere.
Le ore che vengono trascorse in posizione seduta sono molte: sostanzialmente accade che per troppo tempo, per motivi di studio ma non solo, viene mantenuta una posizione scorretta (pc, videogiochi).
L’affermarsi del digitale ha modificato di molto il tempo libero tipico nella fascia d’età prepuberale: le corse in cortile, le gite in bicicletta sono diventate attività sporadiche.
Questo comporta un’insufficiente acquisizione di capacità di carico generale, quando all’atleta è necessaria una capacità locale ottimale durante il gesto sportivo. L’ adeguata capacità generale determina la possibilità per la ginnasta di sopportare intensità e densità di allenamenti, in grado, a loro volta, di determinare un’ adeguata capacità locale.
In altre parole alle giovanissime atlete si richiedono capacità di carico locali molto elevate, il cui raggiungimento è difficile in assenza di capacità di carico generali adeguate.
B – Inoltre, come avviene per altre discipline, spesso il livello di sopportazione del carico locale proprio di una struttura viene superato, a causa della ripetitività intensa del gesto.
Nel particolare della ginnastica ritmica bisogna riportare che le ore che queste ragazze trascorrono in palestra sono molte: il 68% delle atlete esaminate si allena più di 15 ore settimanali, cui va aggiunto l’impegno riservato alla competizione.
Emerge un tempo di recupero scarso, per non dire nullo.
Quanto sopra sembra essere responsabile di squilibri generali e distrettuali, con esiti che possono variare dalla disfunzione più o meno grave, all’infortunio vero e proprio.
C – Per quanto riguarda la tecnica di allenamento sembrerebbe verificarsi, a livello generale, una mancanza di allenamento multilaterale. Nonostante la fase di riscaldamento risulti prendere in considerazione tutto l’organismo, senza distinzioni di lato, l’esercizio di gara prevede un lavoro monolaterale notevole. Ciò provoca, a fronte di ingenti carichi di lavoro tecnico ripetitivo, come già detto, squilibri locali, che rendono le risposte dell’organismo potenzialmente asimmetriche.
Il fatto che venga riportata un’insufficiente presenza di esercizi non tecnici e specifici all’interno di una sessione di allenamento, va in contrapposizione con quanto detto circa l’importanza all’interno di una sessione di esercizi generali.
Sostanzialmente l’analisi dell’allenamento evidenzierebbe un lavoro specifico eccessivo rispetto ad un lavoro generico, invece efficace e soprattutto funzionale.
Altro fattore causale possibile è:
6 – La mancanza o l’inadeguatezza della valutazione funzionale.
Si può ipotizzare dall’analisi dei risultati, che non sia buona abitudine sottoporre l’atleta ad un’analisi delle sue capacità fisiche e neuromuscolari.
L’importanza che viene attribuita alla valutazione in campo riabilitativo, può essere trasferita qui in ambito profilattico mantenendo gli obiettivi originari:
- studiare l’effetto di un programma di allenamento
- identificare i punti deboli/forti di un atleta
- dare agli atleti riscontri obiettivi
- rendere consapevoli gli atleti degli obiettivi dell’allenamento
- valutare se un atleta è pronto per una competizione
- pianificare i programmi d’allenamento.
Tutti gli ultimi fattori citati A, B, C, in quanto estrinseci, sono modificabili: agendo su di essi, col supporto di una valutazione funzionale, si influisce positivamente sul profilo prognostico di salute PHP 18, che per l’atleta è intimamente connesso al suo piano di carriera.
CONCLUSIONI
Le indicazioni ricavabili dalla letteratura conducono a elementi insufficienti per prevenire i disturbi assiali nelle ginnaste ritmiche, fatta salva l’indicazione di una probabile ipotesi multifattoriale.
L’analisi dei risultati del questionario induce ad adottare il monitoraggio individuale della vita quotidiana delle atlete quale sistema di verifica dell’esistenza della relazione esistente fra ore di sedentarietà, asimmetria dell’allenamento, predominanza di esercizi tecnici su esercizi aspecifici e presenza di disturbi muscolo-scheletrici assiali.
Così come sembrerebbe costituire buona pratica da parte delle società sportive l’introduzione di una valutazione funzionale delle proprie atlete.
La valutazione, quanto più possibilmente standardizzata e quindi affidabile, dovrebbe esaminare dettagliatamente le capacità fisiche e neuromuscolari delle ginnaste: stabilità, mobilità e controllo motorio.
Grazie ai risultati riportati dalla valutazione, sarebbe efficace individualizzare, secondo i bisogni di ciascuna delle atlete, almeno una parte dell’allenamento.
Quest’ultimo, nello specifico, dovrebbe comprendere parti di lavoro meno tecnico e più generale. In particolare, un allenamento fisico generale deve riferirsi ad un corretto uso delle catene cinetiche, alla ricerca della corretta sequenza temporale del movimento e della tridimensionalità del gesto; tutto ciò trovandosi in accordo con le caratteristiche anatomiche e antropometriche del soggetto, nel rispetto della multi-planarità articolare, ai fini di evitare sovraccarichi distrettuali e rendendo il movimento funzionale.
Ai fini di diffondere i risultati di questo lavoro nelle sedi opportune, si è avviato un progetto attraverso la Scuola dello sport del Coni della Liguria, che diffonda alcune indicazioni di buona pratica per le società sportive, finalizzate al monitoraggio preventivo delle atlete.
Queste ultime dovrebbero essere costantemente monitorate, relativamente al loro stile di vita in modo da evitare prolungati periodi di sedentarietà, interrotti da intensa attività fisica specifica.
BIBLIOGRAFIA
- www.federginnastica.it 1
- www.scuoladellosport.coni.it 2
- Baldini V., Baroni M., Bellano R., Bevilacqua C., Costa N., Francescon G., Furlan T., Massetani M., Pigano M., Restelli T., Rovere A., Saccuman L., Zanforlini L. – Dispense per i moduli didattici 1-2-3-5-6 (Centro Didattico Nazionale Federazione Ginnastica d’Italia, 2012) 3
- Hagenaars L.H.A., Bernards A.T.M., Oostendorp R.A.B – The Multidimensional Load/Carriability Model (Nederlands Paramedisch Instituut, 2002) 4
- Verkhoshanskiĭ N. Verkhoshanskiĭ Y. – Special Strength Training: Manual for Coaches (2011) 5
- Rhythmic Code of points 2013-2016 (2013) 6
- Vandorpe B., Vandendriessche J., Vaeyens R., Pion J., Lefevre J., Philippaerts R., Lenoir M. – Factors Discriminating Gymnasts by Competitive Level (Int J Sports Med, 2011) 7
- Di Cagno A., Marchetti M., Battaglia C., Piazza M., Giombini A., Calcagno G., Fiorilli G., Piazza M., Pigozzi F., Borrione P. – Is menstrual delay a serious problem for elite rhythmic gymnasts? (J Sports Med Phys Fitness, 2012) 8
- Georgopoulos N.A., Roupas N.D., Theodoropolou A., Tsekouras A., Vagenakis A.G., Markou K.B. – The influence of intensive physical training on growth and pubertal development in athletes (Ann N Y Acad Sci, 2010) 9
- Kioumourtzoglou E., Derri V., Mertzanidou O., Tzetzis G. – Experience with perceptual and motor skills in rhythmic gymnastics (Percept Mot Skills, 1997) 10
- Marin L., Bardy B.G., Bootsma R.J. – Level of Gymnastic skill as an intrinsic constraint on postural coordination (J Sports Sci, 1999) 11
- Young W.K., D’Hemecourt P.A. – Back pian in adolescent athletes (Phys Sportsmed, 2011) 12
- Haus B.M., Micheli L.J. – Back pian in the pediatric and adolescent athlete (Clin Sports Med, 2012) 13
- Danowski R.G., Chanussot J.C. – Traumatologie du sport (2000) 14
- Renkawitz T., Boluki D., Grifka J. – The association of low back pain, neuromuscular imbalance, and trunk extension stregth, in athletes (Spine J, 2006) 15
- Weber M.D., Woodall W.R. – Spondylogenic disorders in gymnasts (J Orthop Sports Phys Ther, 1991) 16
- Cupisti A., D’Alessandro C., Evangelisti I., Piazza M., Galetta F., Morelli E. – Low back pain in competitive rhythmic gymnasts (J Sports Med Phys Fitness, 2004) 17
- Hutchinson M.R. – Low back pain in elite rhythmic gymnasts (Med Sci Sports Exerc, 1999)
- Piazza M., Di Cagno A., Cupisti A., Panicucci E., Santoro G. – Prevalence of low back pain in former rhythmic gymnasts (J Sports Med Phys Fitness, 2009)
- Vanneuville G., Herrero B., Poumarat G., Monnet JP:, Ferry B., Chandezon R.,Carcier JM., Filaire M., Escande G. – Preliminary analysis of the modifications of spinal curves, in extreme amplitudes, observed in rhythmic and athletic gymnastics (Bull Assoc Anat (Nancy), 1996)
- Renkawitz T., Boluki D., Grifka J. – The association of low back pain, neuromuscular imbalance, and trunk extension stregth, in athletes (Spine J, 2006)
- Tetti M., Paajanen H., Kujala Um.M., Alanen A., Salmi T.T., Kormano M. – Disc degeneration in young gymnasts. A magnetic resonance imaging study (Am J Sports Med, 1990)
- Sward L., Hellstrom M., Jacobsson B., Nyman R., Peterson L. – Disc degeneration and associated abnormalities of the spine in elite gymnasts. A magnetic resonance imaging study (Spine -Phila Pa 1976-, 1991)
- Koyama K., Nakazato K., Min S., Gushiken K., Hatakeda Y., Seo K., Hiranuma K. – Radiological abnormalities and low back pain in gymnasts (Int J Sports Med, 2013)
- International Classification of Functioning, Disability and Health, ICF 18
ANDREA FUSCO – Dottore magistrale in Scienze e Tecniche delle Attività fisiche e sportive, dottore in Fisioterapia; docente in Biomeccanica per il corso di Laurea in Fisioterapia presso Università degli studi di Genova.
GIULIA ANGELINO – Fisioterapista; studentessa Master Universitario I livello in Fisioterapia Sportiva presso Università degli studi di Pisa.
**