Ortopedia e Traumatologia

IL TAPING KINESIOLOGICO ® – METODO COREANO – APPLICATO AI TRAUMI DELLA SPALLA NEL TENNIS

Kinesiology taping of shoulder disorders in tennis
a cura di Rosario Bellia

Il tennis è uno sport molto diffuso, che negli ultimi trent’anni ha subito molti cambiamenti. Con l’avvento di racchette prodotte con nuovi materiali più leggeri e maneggevoli la velocità della palla è aumentata notevolmente, rendendo così necessario una modifica a livello tecnico dei colpi fondamentali. Dalla ricerca bibliografica sono emerse interessanti indicazioni su angoli e posizioni corporee ideali da mantenere durante le varie fasi dei colpi, confrontando i giocatori di altissimo livello. Inoltre, i nuovi sistemi dall’allenamento e le performance sempre più elevate stanno portando l’organismo dell’atleta a sollecitazioni muscolo-tendine importanti, sia come intensità che come durata dello sforzo.
La spalla, sottoposta a questo “overuse”, può essere coinvolta in ciascuna delle sue componenti: pertanto le tecnopatie della spalla dell’atleta che pratica il tennis annovera spesso patologie da sovraccarico quali la sindrome da conflitto, le sublussazioni uni e multidirezionali, le lussazioni scapolo-omerali, le tendinopatie della cuffia dei rotatori, le patologie del complesso bicipitale, le sinoviti, le borsiti, fino a un coinvolgimento delle articolazioni “accessorie” della spalla con le artropatie acromion-clavicolari.
La patogenesi delle suddette tecnopatie è ascrivibile, in altri casi, a lassità capsulo-legamentose o a squilibri della muscolatura intrinseca della spalla: talvolta la tecnopatia può essere determinata da una preesistente insufficienza dei legamenti stabilizzatori della spalla (gleno-omerali e scapolari), inoltre da insufficiente vascolarizzazione sotto sforzo della cuffia dei rotatori.

Nel tennis, accanto a lesioni acute – dell’apparato osteoarticolare (contusioni, rare fratture) o dell’apparato mio-capsulo-legamentoso (distorsioni, distrazioni, lacerazioni, rotture tendinee) si affiancano le lesioni croniche, statisticamente più frequenti: fra queste le rachialgie posturali, le tendinopatie inserzionali e le borsiti.
Le tecnopatie specifiche dell’atleta che pratica tennis devono rientrare in un programma di prevenzione accurata.
La prevenzione potrà iniziare dalla correzione di eventuali mal allineamenti posturali; un intervento comune fra lo staff medico e lo staff tecnico nell’insegnamento a secco dei movimenti più “economici” dal punto di vista biomeccanico seguendo dei principi ergonomici; una prevenzione con elaborazione di appositi programmi di “compenso” per la tonificazione dei gruppi muscolari ipotonici e di stretching dei muscoli retratti.
Da questa breve analisi possiamo sintetizzare che:
le patologie dell’atleta che pratica il tennis sono prevalentemente da sovraccarico funzionale (overuse) e raramente di tipo traumatico.
La localizzazione anatomica del trauma è quasi esclusivamente a carico del cingolo scapolo-omerale e della muscolatura correlata, essendo l’articolazione maggiormente sollecitata.
Altre patologie che si riscontrano sono:
a) Lombalgia da sovraccarico funzionale
b) Contrattura da sovraccarico della muscolatura paravertebrale del tratto dorso-lombare e meno frequente di quello cervicale.
c) Sindrome da conflitto sub-acromiale
d) Infiammazione tendine sovra spinato

e) Contrattura da sovraccarico della muscolatura del cingolo scapolo-omerale

Nell’ultimo decennio si sta assistendo ad un notevole aumento delle patologie da sovraccarico funzionale (over use) dell’articolazione coxo-femorale, per la ricerca sempre più puntigliosa dell’esecuzione tecnica dei “colpi” con l’azione coordinata di caricamento caviglia-ginocchio –anca. I risultati tecnici sono molto evidenti con un aumento della velocità della palla però a spese di un sovraccarico articolare notevole.

Sindrome da sovraccarico funzionale della spalla nel TENNIS e il taping kinesiologico®

La biomeccanica applicata al tennis è: la maniera migliore di usare la forza per avere il massimo rendimento dai colpi di ognuno con la minore sollecitazione delle strutture muscolo-scheletriche.
La tecnica che deve usare l’atleta deve essere quindi la conseguenza degli studi biomeccanici che mirano all’efficienza , alla precisione e all’economia del gesto tecnico.
Studi recenti riguardanti il lavoro che bacino e spalle compiono nel servizio hanno dimostrato differenze notevole rispetto all’insegnamento di questo colpo di qualche anno prima, le modifiche effettivamente sfruttano in modo ottimale le forze da sviluppare alla ricerca di un colpo EFFICACE e a basso impatto per l’organismo.
Prima si insisteva molto per il servizio nella rotazione delle spalle nella preparazione e nel tornare con una rotazione successiva verso il colpo. Ora si richiede una rotazione delle spalle, con una inclinazione laterale del tronco (in preparazione), che prepara uno slancio in avanti del bacino e del tronco con un “dislivello” tra emi-bacino posteriore ed anteriore, che chiaramente è simmetrico con l’azione delle spalle. Questo crea il perfetto meccanismo di catapulta per il servizio. Pensando a come serve un grande campione come Sampras o un giovane come Gulbis. Anche per la posizione ideale di impatto della palla e di altezza del lancio ci sono delle indicazioni specifiche a questa biomeccanica ottimale .
Sugli altri colpi come diritto e rovescio le innovazioni tecniche sono relative agli appoggi del dritto, oltre alla rotazione del tronco intorno al bacino in fase di preparazione.
Questa azione “molla” va continuamente stimolata ed è la principale artefice dello sviluppo della forza. Nella stessa maniera il professore australiano Brad Langerveld ha messo in evidenza come nelle catene cinetiche la cosa importante sia lo slancio in avanti dell’arto nel movimento di rotazione interna e di come nelle varie fasi di costruzione del giocatore bisogna costruire la rotazione interna(della spalla) o il suo antagonista delle rotazione esterna. In pratica slanciando sempre in avanti l’arto che tiene la racchetta bisogna ad un certo punto occuparsi di rinforzare la cuffia dei rotatori e la rotazione esterna in modo da contrastare la forza espressa dai rotatori esterni ed evitare infortuni alla spalla. Esercizi con gli elastici e pesi leggeri dei fissatori delle scapole saranno la cura.

Linee biomeccaniche di forza e bilanciamento muscolare della scapola durante il movimento dell’articolazione della spalla.

Nel servizio la velocità viene data soprattutto dalla rotazione interna della spalla e dalla mano. Queste due cose vanno allenate specificamente.
Il tennis è uno sport che si basa sulla coordinazione, sulla fluidità dei movimenti del corpo e su di un complesso di forze che spesso agiscono in modo contrastante. Giocare a tennis in modo inefficiente può portare a risultati scadenti nella migliore delle ipotesi, a gravi problemi fisici nella peggiore.
Ormai i tennisti professionisti e coloro che intraprendono la lunga strada del professionismo sono sottoposti a stress fisici notevoli. Si gioca tanto, in condizioni di gioco non omogenee, e senza poter prevedere un vero piano annuale, visto che più si vince e più si è “costretti” a giocare nel corso della settimana, rendendo difficile una vera programmazione, un calendario strutturato rigidamente. Diventa quindi ancor più importante gestire bene l’aspetto psico-fisico della prestazione, per ridurre al massimo i possibili infortuni, soprattutto quelli derivanti non da un incidente traumatico ma bensì da un problema di stress o posturale.

La tecnologia oggi può aiutare molto i tennisti nel prevenire questi problemi. Si stanno affermando alcuni dottori in biomeccanica che studiano i movimenti dei vari atleti nel compimento del gesto tecnico, nelle varie fasi di gioco, avvalendosi di sofisticati macchinari che consentono di valutare il grado di efficienza del gesto. Più un gesto è compiuto con efficienza, meno sforzo subirà il fisico (oltre ad ottenere spesso un risultato agonistico migliore), minori saranno le probabilità di subire un problema a causa del gesto stesso. Il ripetere infinite volte un movimento poco efficiente può causare seri traumi, alle articolazioni ed alla muscolatura.
Ma solo della possibilità di usufruire della moderna tecnologia informatica per migliorare la fluidità del movimento del corpo all’atto di eseguire un certo gesto tecnico, per sfruttare al meglio le proprie potenzialità e preservare la salute dell’atleta a 360°, dal logorio.
Uno dei massimi esperti mondiali nel campo è l’australiano Brad Langerveld. Ha aiutato, tra gli altri, tennisti del calibro di Pat Cash, Greg Rusedski, Pat Rafter, Wayne Ferriera, Jason Stoltenberg.
Il suo studio è teoricamente molto semplice: analizzando al computer i movimenti di un centinaio di forti tennisti, ha elaborato un modello biomeccanico di come si dovrebbe eseguire un colpo di tennis per ottenere con il minor attrito, logorio e sforzo un colpo perfettamente efficiente ed efficace. Ha trovato così dei campioni “perfetti” dal punto di vista della postura e della efficienza del movimento, ai quali confronta i gesti dell’atleta che richiede un consulto, cercando così le differenze e suggerendo i possibili rimedi in accordo con l’atleta stesso.
Per studiare il gesto tecnico del tennista, Langerveld usa un complesso di sofisticate telecamere digitali, riprendendo da molte angolazioni i movimenti dell’atleta mentre indossa vari sensori. Poi le immagini vengono studiate al rallentatore, sezionandole fotogramma per fotogramma, ed elaborate con un apposito software. Attraverso tecnologie raffinate si riesce a capire come i muscoli lavorano e si contraggono, a quali sforzi sono sottoposti i tendini, calcolando così lo sforzo generale e misurando il logorio, gli attriti, i pesi a cui sono sottoposti nei vari movimenti. La figura umana viene per così dire stilizzata, quasi fosse un fumetto, e poi via via ricomposta aggiungendo la parte interessata. . Equilibrio in ogni fase, soprattutto la capacità dei muscoli dell’atleta di lavorare tutti contemporaneamente nella stessa direzione, non sottoponendo così il fisico a forze contrarie all’inerzia del movimento che creerebbero soltanto resistenze e problemi. Sovrapponendo all’immagine del gesto tecnico delle righe tracciate con il computer, Langerveld ha creato una simulazione con cui l’atleta può facilmente capire dove va a finire la sua forza durante il movimento e come invece dovrebbe svilupparsi il tutto per non risultare dannoso, o comunque per essere migliore per la salute del proprio corpo. A questo punto il tennista è libero di lavorare sopra a questo studio per cambiare il proprio modo di giocare.

Langerveld: “Il limite dei tennisti è che spesso si accorgono del problema quando ormai è troppo tardi”.

Se si sottopone il fisico ad un logorio eccessivo in certe parti del corpo è poi difficile risolvere completamente il problema. Ed a volte proporre dei cambiamenti nella loro tecnica è molto difficile, si incontrano molte resistenze. Ideale sarebbe intervenire da ragazzini, quando ancora il fisico si sta formando, in modo da correggere alla base gli eventuali problemi e quindi creare un tennista sano dal punto di vista posturale e biomeccanico.

a) Movimenti tecnici specifici predisponenti della sindrome scapolo-omerale
b) Etiopatogenesi e biomeccanica della spalla

Bisogna analizzare gli schemi di reclutamento dei vari muscoli per prevenire eventuali sovraccarichi funzionali da incoordinazione dell’attivazione biomeccanica delle catene cinetiche (concetto Kinesiopatologico – Sahrmann).
I fattori che contribuiscono alle disfunzioni del cingolo scapolare sono le alterazioni della lunghezza, della forza, dell’estensibilità dei muscoli e dello schema di reclutamento, provocate da movimenti ripetuti e da posture mantenute.
Per garantire che i movimenti della glena omerale siano ottimali è fondamentale che la testa dell’omero rimanga centrata nella glenoide durante i movimenti della spalla, quindi l’azione equilibrata dei muscoli è fondamentale per un corretto “ritmo scapolo-omerale”, che non favorisca patologie da “overuse”.

1) Muscoli toraco-scapolari:
– trapezio (superiore, medio, inferiore)
– elevatore della scapola
– romboidei (grande e piccolo)
– gran dentato
– piccolo pettorale
2) Muscoli toraco- omerali:
– grande pettorale
– grande dorsale
3) Muscoli scapolo – omerali:
– deltoide (posteriore, medio, anteriore)
– piccolo rotondo
– grande rotondo
– sopraspinato
– infraspinato
– sottoscapolare
4) muscoli omerali d’interesse nel movimento della spalla:
– tricipite brachiale (capo lungo)
– coraco-brachiale
La tendinopatia della cuffia dei rotatori spesso è la conseguenza più ricorrente delle continue sollecitazioni non equilibrate cui sono sottoposte tutte le strutture capsulo-legamentose dell’articolazione scapolo-omerale.
Le sollecitazioni funzionali ripetute (overuse) associate a gesti sportivi over hand, gestualità tecniche (battuta, smash), che comportano l’uso dell’arto elevato sopra il capo, espongono gli atleti al rischio di sviluppare varie patologie della spalla: tendiniti, sindrome da impingement ed eventualmente, instabilità articolare. Le strutture statiche di contenzione si indeboliscono progressivamente, permettendo una sublussazione anteriore gleno-omerale.
In un primo tempo, gli stabilizzatori dinamici riescono a compensare la modesta instabilità attraverso l’ipertrofia muscolare, però questi meccanismi di compenso spesso non sono sufficienti e si verifica una sublussazione anteriore della testa omerale, che entra in contatto con il legamento coracoacromiale determinando un impingement sottoacromiale.

L’impingement glenoideo postero superiore può verificarsi anche perché la traslazione anteriore omerale permette alla superficie inferiore del tendine dei muscoli sovraspinoso e sottospinoso di avere un punto di “frizione” contro la rima postero superiore della glenoide.
Sono molti gli stabilizzatori statici e dinamici dell’articolazione della spalla che provvedono al necessario equilibrio tra mobilità e stabilità.
Nonostante il contatto articolare gleno-omerale sia relativamente piccolo, la stabilità statica è assicurata dai sovrastanti tessuti molli e dal cercine glenoideo, che incrementando la superficie ed espandendo la profondità della fossa glenoidea, contribuiscono a migliorare la stabilità senza impedire l’articolarità.
La capsula articolare garantisce la stabilità della spalla grazie ad una selettiva resistenza delle fibre capsulari anteriori e inferiori, mentre i legamenti gleno-omerali intervengono durante l’abduzione omerale e la rotazione esterna.
La stabilità dinamica è ottenuta attraverso l’azione sinergica dei muscoli della cuffia dei rotatori e di quelli rotatori della scapola. I muscoli della cuffia (sovra spinato, sottospinato, piccolo rotondo, sottoscapolare), che s’inseriscono sul corpo della scapola, e sulla grande e piccola tuberosità dell’omero. Questi muscoli conferiscono stabilità provvedendo a mantenere la testa dell’omero centrata nella cavità glenoidea in maniera fisiologica.
I rotatori della scapola (trapezio, dentato anteriore, romboidei ed elevatore della scapola) posizionano la scapola (glenoide) in modo da garantire la migliore stabilità durante il completo movimento del gesto sportivo della trazione al petto del bome.

In visione biomeccanica scomponendo l’azione nei singoli movimenti possiamo evidenziare l’azione muscolare nelle varie fasi.

Durante le varie fasi “propulsive” dell’arto superiore per realizzare i gesti tecnici specifici del tennis, il muscolo deltoide abduce il braccio, mentre il muscolo infraspinato e il piccolo rotondo ruotano esternamente l’omero, il muscolo bicipite mantiene il gomito flesso a novanta gradi e il sottoscapolare modula decelerando la rotazione dell’omero. I muscoli grande pettorale, gran dorsale e tricipite in contrazione eccentrica forniscono la modulazione della posizione del tronco rispetto alla vela. Nella fase di decelerazione, la contrazione muscolare eccentrica del muscolo piccolo rotondo, l’incrementata attività dei muscoli trapezio, dentato anteriore, e romboide, controllano la decelerazione delle estremità.
Una piccola carenza di un muscolo stabilizzatore, dinamico e statico, determina un effetto importante sull’intera funzionalità della spalla.
I sovraccarichi funzionali possono portare a una compromissione delle strutture di contenimento anteriore, che darà origine a una modesta traslazione anteriore gleno-omerale. Inizialmente, gli stabilizzatori dinamici riescono a compensare questa modesta instabilità aumentando l’attivazione muscolare. In seguito all’affaticamento di questi muscoli si può verificare una sublussazione della testa omerale, con la traslazione anteriore si può arrivare al contatto diretto della testa dell’omero con l’acromion dando origine a impingement secondario.
Le forze distrattive che agiscono sulla spalla, che è costretta a delle sollecitazioni di “caricamento” molto controllato e coordinato seguite da azioni “propulsive” molto violente, sono assorbite dall’azione sinergica dei muscoli stabilizzatori.
La notevole attivazione del bicipite brachiale, delle fibre anteriori del deltoide e del pettorale provocherà l’anteposizione della testa dell’omero e la frizione sulla parte anteriore del cercine glenoideo.
Il sovraspinato, il piccolo e grande rotondo saranno impegnati in sinergia e modulazione costante delle tensioni.
La patogenesi delle tecnopatie da overuse nel tennis è ascrivibile, spesso, anche a predisposizioni costituzionali:
1) lassità capsulo-legamentose
2) squilibri della muscolatura intrinseca della spalla
3) alterazioni posturali, quale ad esempio un aumento della cifosi dorsale, che rende difficoltoso lo scivolamento della scapola sul piano costale (Comerford, 2001) .
Talvolta la tecnopatia può essere determinata da una preesistente insufficienza dei legamenti stabilizzatori della spalla (gleno-omerali e scapolari), ed inoltre da insufficiente vascolarizzazione sotto sforzo della cuffia dei rotatori.
Le sequenze patogenetiche più frequenti sono:
– l’overuse può determinare una situazione infiammatoria subacuta, con conseguente aumento di volume dei tessuti periarticolari, cui fa seguito una relativa riduzione dello spazio sottoacromiale, con conseguente impigment. Inoltre l’overuse può determinare un “accorciamento adattativo” dei muscoli motori gleno-omerali e scapolo-toracici, cui consegue, come compenso, un overstrain (ipersollecitazione) di alcune strutture o l’insorgenza di movimenti INVOLONTARI atti a garantire la funzione. La ripetizione gestuale in tali condizioni può determinare infiammazione a carico delle strutture ipersollecitate o alterazioni artro-cinematiche potenzialmente conflittuali (impingment).

– Il dolore può causare una alterazione della propriocezione, determinata dal persistere d’impulsi NOCICETTIVI, che daranno un’alterata risposta motoria, con caratteristiche simili all’instabilità.
– Un allenamento sportivo improprio, ad esempio con ripetizioni reiterate del gesto tecnico che favoriscono l’impiego della muscolatura agonista, può condurre a uno squilibrio muscolare, che potrà causare un’alterazione del centraggio dinamico della testa dell’omero e un deficit del controllo neuro muscolare da parte della muscolatura antagonista. Tutto ciò potrà dare origine ad impingement con infiammazione cronica delle strutture periarticolari.
– Una alterazione posturale, quale ad esempio un aumento della cifosi dorsale, può presentare un ostacolo all’estensione fisiologica del rachide, impedendo un corretto scivolamento scapolare, che darà origine a una richiesta notevole di flessione e rotazione esterna della spalla, con conseguente stress sulle strutture anteriori dell’articolazione gleno-omerale (Comerford, 2001).
Un’importante coppia di forze, che agisce sul piano frontale, è quella costituita dal deltoide e dal muscolo sovraspinoso (da Dr. Valent, 2007).
Questa coppia di forze raggiunge due obiettivi: da un lato le componenti rotatorie si combinano per produrre l’abduzione dell’omero e dall’altro le componenti traslatorie, agendo in direzioni opposte, si annullano garantendo la stabilità cranio-caudale dell’articolazione gleno-omerale. La forza esercitata anteriormente dal muscolo sottoscapolare e posteriormente dal sottospinato e dal piccolo rotondo è un’altra importante coppia di forze che agisce su un piano trasversale e che contribuisce alla stabilizzazione antero-posteriore dell’articolazione gleno-omerale. I muscoli della cuffia dei rotatori svolgono pertanto un ruolo importante nel controllo della stabilità dell’articolazione gleno-omerale, sia su un piano frontale sia su quello trasversale. Un’altra coppia di forze, fondamentale nel movimento di abduzione omerale, è quella composta dal muscolo trapezio superiore e dal gran dentato. Durante il movimento di abduzione, il trapezio superiore sostiene la scapola con la sua componente verticale e la porta verso le proprie origini con la componente orizzontale. Il gran dentato accolla la scapola al torace con la sua componente verticale e l’abduce con quella orizzontale. Le risultanti di entrambi i muscoli hanno la funzione di ruotare esternamente l’angolo inferiore della scapola, facendo risalire la volta acromiale (discinesie della scapola).

c) Trattamento conservativo

1) terapie fisiche: alcune terapie fisiche si sono dimostrate efficaci nella cura della sindrome della spalla nelle varie fasi:

  • Ultrasuoni
  • Ionoforesi
  • Laser
  • Diatermia
  • Elettro Neuro Feedback: è uno strumento di nuova generazione, che produce un algoritmo d’impulsi elettrici, mediante l’attivazione di un circuito a retroazione negativa. Questo strumento è in grado di leggere i valori d’impedenza della pelle e di trasmettere impulsi elettrici attraverso lo speciale algoritmo d’interazione con l’organismo.

Nella prima fase si è effettuata una scansione digitale per “mappare” con precisione l’area d’indagine per individuare i punti da riequilibrare nella fase successiva.

2) Rieducazione muscolare (programma di compenso)
Si attuerà un programma di “compenso” dei muscoli ipotonici per avere un effetto sinergico con gli esercizi di stretching dei muscoli retratti.
Quindi tonificazione dei muscoli che risultano allungati ed ipotonici: trapezio, sottoscapolare, ecc.
Esercizi di allungamento muscolare, stretching analitico, dei muscoli retratti: bicipite brachiale, deltoide anteriore, sovra spinato, ecc.
3) Taping kinesiologico:
applicare il taping kinesiologico® con traiettorie specifiche per aiutare il rilassamento dei muscoli retratti e il drenaggio dell’edema infiammatorio, oltre che la regolazione del tono muscolare delle varie componenti (in fase riabilitativa – riposo); mentre nei momenti di ritorno all’attività fisica per sostenere la struttura muscolo-tendinea sollecitata in modalità stabilizzante.

Presentazione di alcuni bendaggi
Immagini tratte dal libro: R. Bellia – Il taping kinesiologico Metodo Koreano – Manuale di applicazioni pratiche nella traumatologia sportiva moderna – Ed. Alea Milano – Marzo 2012

A) – Tecnica n. 1 – Taping kinesiologico facilitante durante la performance

B) Tecnica n. 2 – Taping kinesiologico facilitante durante la performance

C) Tecnica n. 3 – Taping kinesiologico decompressivo in fase riabilitativa

D) Tecnica n. 4 – Taping kinesiologico decompressivo in fase riabilitativa

d) Rieducazione propriocettiva del gesto tecnico per prevenire il sovraccarico funzionale con l’uso di thera-band, tipo percettivo motorio.

Di notevole importanza per prevenire le recidive della sindrome della spalla è la rieducazione propriocettiva del gesto tecnico, tipo percettivo motorio. Bisogna realizzare un programma di rieducazione propriocettiva specifico con l’uso di thera-band.
I difetti tecnici oltre a influire sul rendimento sportivo creano una condizione predisponente al sovraccarico funzionale dei muscoli della cuffia dei rotatori.
Quindi si dovrebbe attuare un programma di rieducazione propriocettiva del gesto tecnico specifico, utilizzando gli elastici thera-band, simulando l’azione tecnica con esercizi:
1. ad occhi chiusi
2. seguendo dei punti di repere
3. con ritmi diversi
4. con l’utilizzo di riprese video
5. davanti ad uno specchio.

e) Conclusioni e considerazioni
Appare chiaro come nel caso dell’atleta che pratica il TENNIS il sovraccarico funzionale della spalla è dovuto ad un’azione biomeccanica intensa a carico di alcuni muscoli della cuffia dei rotatori, quindi l’obiettivo sarà di riequilibrare il tono muscolare dei muscoli ipotonici e l’allungamento dei muscoli retratti; poiché alcuni muscoli che funzionano come sinergici in un movimento spesso svolgono azioni antagoniste in altri movimenti della spalla.
Durante le fasi più “energiche” dell’azione biomeccanica del tennista, il muscolo deltoide abduce il braccio, mentre il muscolo infraspinato e il piccolo rotondo ruotano esternamente l’omero, il muscolo bicipite mantiene il gomito flesso a novanta gradi e il sottoscapolare modula decelerando la rotazione dell’omero. I muscoli grande pettorale, gran dorsale e tricipite in contrazione eccentrica forniscono la modulazione della posizione del tronco. Nella fase di decelerazione dopo l’impatto con la “palla”, la contrazione muscolare eccentrica del muscolo piccolo rotondo, l’incrementata attività dei muscoli trapezio, dentato anteriore, e romboide, controllano la decelerazione delle estremità.
Una piccola carenza di un muscolo stabilizzatore, dinamico e statico determina un effetto importante sull’intera funzionalità della spalla.
I sovraccarichi funzionali possono portare a una compromissione delle strutture di contenimento anteriore, che darà origine a una modesta traslazione anteriore gleno-omerale, che darà origine alla sublussazione della testa omerale, con la traslazione anteriore fino al contatto diretto della testa dell’omero con l’acromion dando origine a impingement secondario.
Prevenire gli squilibri muscolari deve essere un “obiettivo primario” per evitare di dover interrompere l’attività sportiva forzatamente a causa della sindrome dolorosa alla spalla.

Bibliografia

  1. J. Ellsworth: Balance Your Helm for Speed, per una dettagliata descrizione del CE e del CLR – 2009.
  2. G. Porcellini, F. Campi, P. Paladini: La protesi di spalla nell’artrosi gleno-omerale – Ed. Timeo – marzo 2005
  3. G. Porcellini: La patologia di spalla e gomito. Negli sport olimpici e paralimpici. Ed. Timeo – febbraio 2011
  4. G. Porcellini, F. Campi, P. Paladini: Shoulder replacement in osteoarthritis – Ed. Timeo – marzo 2005
  5. Bellia: Il taping kinesiologico – Metodo Koreano .– manuale pratico di applicazione nella traumatologia sportiva moderna – Ed. Alea Milano marzo 2012
  6. Bellia, Sarzo: Il taping kinesiologico nella traumatologia sportiva – manuale pratico di applicazione – Ed. Alea Milano marzo 2011
  7. Bellia: Il taping kinesiologico e la colonna vertebrale – Manuale pratico di applicazione per le disfunzioni della colonna vertebrale e la posturologia moderna – Ed. Alea Milano marzo 2013

Rosario Bellia
Fisioterapista della nazionale F.I.H.P.
Presidente dell’Associazione Italiana Taping kinesiologico®
Docente al master di Posturologia presso l’Università di PALERMO
Docente al master di Posturologia Clinica presso l’Università di Napoli Federico II°
Docente al corso di perfezionamento presso l’Università degli Studi di Milano 2014
WEB http://kinesiobellia.com/

Le foto dei bendaggi riportate in questo studio sono originali e di proprietà dell’autore.
I nastri elastici usati per le applicazioni dello studio sono Kinesiotape della ditta : Visiocare Srl – Vedano al Lambro (MI)

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