Ortopedia e Traumatologia

LA RICERCA IN AIUTO DEI TRATTAMENTI MIOFASCIALI

a cura di Maurizio Ronchi *

trattamentimiofasciali

Introduzione

È stato pubblicato nel 2018 sul Journal of Anatomy, un interessante articolo scritto da diversi autori, tra i quali la Dr.ssa Carla Stecco, persona a cui devo molto per la formazione sulla conoscenza della “fascia” e i trattamenti ad essa correlati.
Il titolo dello studio è “Fascia thickness, aging and flexibility: is there an association?” (1).
Si consiglia di leggere l’abstract in lingua originale dal sito http://www.fascialfitness.net.au/articles/fascia-thickness-aging-and-flexibility/
in quanto ben commentato sia dall’editore che dall’editorialista, dottor Joe Muscolino (medico chiropratico e bodyworker, insegna anatomia, fisiologia e nutrizione al Purchase College, State University of New York (SUNY) e conduce workshop sui trattamenti dei tessuti molli profondi, mobilizzazioni articolari, stretching, anatomia palpatoria e laboratori di dissezione su cadavere) (2).
Ho avuto l’autorizzazione dall’editore degli e-magazine fascialfitness.net e terrarosa.au, dottor Budiman Minasny, di tradurlo e commentarlo.
In una mia precedente pubblicazione (3), erano stati utilizzati due studi di Carla Stecco inerenti lo spessore del tessuto fasciale e le sue densificazioni (4, 5).
Queste caratteristiche della fascia, sono molto importanti, se non fondamentali, sia per gli operatori manuali bodyworkers, terapisti o di fitness, che per chi studia e sviluppa tecniche miofasciali e protocolli per la prevenzione dell’infortunio sportivo e per la ripresa atletica post-infortunio. Conoscere lo spessore fasciale sui muscoli, o meglio sui meridiani miofasciali o anatomy trains del corpo e le variazioni di densità del collagene con le sue differenti forme e intrecci fibrosi, consente di ottenere risultati migliori durante l’esecuzione dei trattamenti miofasciali stessi.
Queste ricerche sono di grande aiuto per capire come dosare la forza applicata col massaggio per ottenere un release miofasciale, che sappiamo correlato all’azione meccanica e al calore indotto dalla manipolazione. Quindi poter dosare la forza meccanica impressa con le manualità durante un trattamento, in base allo spessore strutturale o alla differente densità della miofascia sottostante, permette di evitare pressioni eccessive in aree sensibili, riducendo il disagio per il paziente/atleta e di conseguenza, se l’area da trattare è più “corposa” e meno sensibile, di poter incrementare la forza applicata e/o di mantenerla per un tempo più lungo.
Questo nuovo studio evidenza cosa comporta a livello biomeccanico, un differente spessore fasciale e il suo invecchiamento.
La morfologia del tessuto connettivo fasciale può svolgere un ruolo importante nella meccanica locomotoria. Il tessuto connettivo, in particolare la fascia profonda, può influire sul range di movimento (ROM) in due modi.
Innanzitutto, la fascia è collegata al muscolo sottostante lungo tutta la sua lunghezza periferica, comprendendo le varie espansioni miofasciali che si fondono con altri comparti. Cambiamenti nelle proprietà meccaniche della fascia (ad esempio una rigidità alterata o eccessiva “densificazione”) potrebbero limitare la capacità della muscolatura di allungarsi: la sensazione di essere “legati” nei movimenti.
In secondo luogo, è stato dimostrato che i tessuti fasciali collegano morfologicamente i muscoli disposti in serie attraverso una o più articolazioni [il concetto di catene miofasciali/anatomy trains, ben definite da Thomas Myers (ideatore dello studio delle tensioni fasciali e degli squilibri posturali all’interno di meridiani fasciali) (6)].
A causa di questa caratteristica architettonica, la fascia può influenzare direttamente il range di movimento articolare. Infatti recenti ricerche hanno dimostrato un’associazione tra aumento dello spessore fasciale e flessibilità articolare in pazienti con dolore cronico. Lo studio in questione quindi ha valutato l’ipotesi che lo spessore fasciale cambia con l’invecchiamento.

fascia

18 femmine sane, giovani (età anni 22 ± 1) e 17 femmine sane, anziane (età anni 69 ± 4), sono state reclutate per uno studio semi-sperimentale e trasversale. Tutte le partecipanti sono state sottoposte a misurazioni standardizzate dello spessore della fascia profonda del tronco e dell’arto inferiore, attraverso ultrasuoni.
I risultati hanno mostrato differenze dello spessore fasciale tra i due gruppi.
Le donne giovani presentavano uno spessore fasciale più elevato della parte inferiore della gamba, sia anteriore che posteriore, della coscia anteriore e della parete addominale. Al contrario, le donne adulte mostravano una fascia più spessa nel tratto lombare della colonna vertebrale.
È stata rilevata anche una correlazione tra massa corporea, spessore fasciale e ROM muscolo-articolare.

L’aumento dello spessore fasciale nel tratto lombare delle donne adulte e quello relativo alle gambe delle giovani, implica che il tessuto connettivo si adatti dinamicamente alle forze che agiscono su di esso. Maggiore forza muscolare e maggior peso corporeo richiedono un tessuto connettivo più spesso, in grado di sopportare e trasmettere forze maggiori.
Per quanto riguarda la correlazione tra spessore fasciale e flessibilità articolare, i risultati evidenziano correlazioni sia positive che negative. L’aumento dello spessore del tessuto connettivo lasso può limitare il ROM muscolo-articolare (ad es. diminuita flessibilità delle donne adulte con poca mobilità, a causa di un acido ialuronico meno “fluido”) o migliorarlo (ad es. maggior flessibilità lombare in caso di attività fisica regolare delle donne giovani, in quanto l’acido ialuronico risulta più “fluido”).
L’acido ialuronico è una sorta di “lubrificante”, la cui concentrazione diminuisce con l’età, comportando diversi conseguenze, principalmente motorie.
Le implicazioni cliniche suggeriscono che oltre ai muscoli scheletrici frequentemente esaminati, la fascia debba essere valutata anche quando si lavora con pazienti affetti da disturbi muscolo-scheletrici.
Lo spessore della fascia può diventare un prezioso parametro di valutazione nella prevenzione e nel trattamento dei disturbi muscolo-articolari, come le disfunzioni del collo o della schiena.
Gli autori hanno suggerito che i cambiamenti legati all’età dello spessore fasciale, possono essere un fattore che contribuisce a restrizioni nel movimento articolare. Sono necessari ulteriori studi che delineino il triangolo causa-effetto: indice di massa corporea, flessibilitàspessore della fascia.
Il commento di Joe Muscolino: “È noto che invecchiando tendiamo a perdere flessibilità nel nostro corpo. Questo è particolarmente vero per quanto riguarda il movimento spinale. Forse gran parte di questa flessibilità perduta per le articolazioni è dovuta all’aumento dell’ispessimento della fascia con l’età. Le implicazioni per i bodyworker o terapisti, potrebbero essere di non eseguire solo la manipolazione miofasciale (massaggio) in un modo specifico su un muscolo, ma secondo un approccio attraverso le catene miofasciali cinetiche. Allo stesso modo, i professionisti del movimento dovrebbero cambiare il loro focus troppo specifico per il singolo muscolo o comparto ed essere più orientati a livello globale su tutto il corpo tramite i meridiani miofasciali”.

Sono ovviamente in sintonia con il commento di Joe Muscolino, soprattutto sul fatto di agire sul paziente in sinergia tra bodyworkers e trainers sportivi, secondo quella visione olistica della persona che offre maggiori garanzie di ottenere risultati positivi sia per la parte terapeutica, che per il fitness o per la prestazione sportiva.
È noto che l’azione di un massaggio o di una manipolazione, induce un cambiamento viscoelastico nella fascia, sfruttando la proprietà tixotropica del collagene. Semplificando, si può asserire che dopo almeno 3 minuti di trattamento con l’applicazione di un carico di pochi kg forza-peso, si ha un cambiamento dello stato fisico della sostanza di base, ovvero una fluidificazione di quel gel di polisaccaridi, acqua, proteine, acido ialuronico etc., dove le fibre di collagene e quelle elastiche sono disperse.
Questo comporta la “normalizzazione” delle fibrosità e densificazioni prodotte da sovraccarichi, tensioni, traumi, aderenze e cicatrici, a vantaggio della mobilità ROM sia muscolare che articolare, e quindi di tutta la catena cinetica.
Alla luce delle conclusioni dello studio, sarebbe interessante poter valutare trattamenti mirati al tratto lombare e relative catene miofasciali, su persone già in età avanzata e con scarsa elasticità-mobilità.

Si è concluso a novembre 2018 il 5° International Fascia Research Congress (7), tenutosi a Berlino, dove si sono radunati i migliori ricercatori e bodyworkers internazionali, con cui ho il piacere di collaborare da anni. Avremo quindi una gran quantità di materiale interessante che potrà aiutarci per migliorare sempre le conoscenze di questo “fascianately world” (come lo definisce il dottor Robert Schleip, direttore del Progetto di ricerca sulla fascia, alla Ulm University in Germania).

Come faccio solitamente, ringrazio tutti i ricercatori e gli scienziati che si prodigano nel cercare di capire e spiegare i meccanismi che regolano il nostro meraviglioso corpo.

BIBLIOGRAFIA

  1. Wilke J., Macchi V., De Caro R., Stecco C.: Fascia thickness, aging and flexibility: is there an association? – Journal of Anatomy October 2018
  2. Muscolino J. E. site: https://learnmuscles.com/
  3. Ronchi M.: Tecnica “passivattiva” nello scollamento mio-fasciale – 2a parte: Tronco e Arti Superiori – https://www.besport.org/sportmedicina/tecnica_scollamento_miofasciale_2.htm
  4. Stecco C., Porzionato A., Stecco A., Aldeghieri R., De Caro R.: Histiological study of the deep fascia of the limbs – Università di Padova – FIRST INTERNATIONAL FASCIA RESEARCH CONGRESS, Harvard Boston USA 2007 – www.fascialmanipulation.com
  5. C. Stecco: Modello per la misura dei parametri della fascia profonda – Atti I Convegno sulla Manipolazione Fasciale, CMS, Vicenza, 2009
  6. Tom Myers site: https://www.anatomytrains.com/
  7. The Fifth International Fascia Research Congress (FRC) http://fasciacongress.org/

* Maurizio Ronchi
Bodyworker sportivo – Coordinatore Staff Medico Seregno Rugby
Studioso ricercatore e divulgatore di tecniche miofasciali e protocolli preventivi per l’infortunio sportivo e per la riatletizzazione post terapeutica

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