AEROBICA – MODELLO FUNZIONALE
Come abbiamo visto la ginnastica aerobica, negli ultimi tempi, si è affermata in maniera notevole al punto da essere consacrata a vero e proprio sport. Essa interessa quella grande fascia di utenti che non può praticare uno sport in maniera continuativa e/o a livello agonistico e quindi, per mantenere o migliorare la propria Physical Fitness, si rivolge a questo tipo di attività. Ad essa è stata infatti riconosciuta la capacità di influenzare positivamente la Fitness individuale determinando adattamenti organici sia di tipo cardiovascolare che neuro-muscolare.
Peraltro l’allenamento aerobico, perché sia efficace e stimoli in modo adeguato gli apparati cardiocircolatorio, respiratorio e muscolare deve essere:
- continuativo
- di durata sufficiente
- condotto a frequenza cardiaca adeguata
Questi parametri non sono facilmente quantizzabili nella pratica della ginnastica aerobica, poiché la lezione si rivolge ad un’utenza eterogenea per età, sesso ed efficienza fisica e, pertanto, la risposta dell’organismo può essere differente a seconda del soggetto interessato. Diviene importante, quindi, la conoscenza di questa attività dal punto di vista fisiologico, per consentire di valutare il tipo di impegno fisico al quale sono sottoposti i praticanti e poter così “dosare” l’intensità della lezione a seconda della Physical Fitness individuale.
Quando si fa sport, infatti, affinché vengano raggiunti gli obiettivi prefissati, è indispensabile evitare che la modificazione degli equilibri organici indotta dalla somministrazione dei carichi di lavoro possa compromettere la capacità dell’individuo di “sopportare” l’attività fisica; e questo principio vale non solo per l’atleta top level, ma anche per i “comuni mortali” che frequentano le palestre due o tre volte a settimana.
L’allenamento è un processo che, mediante la somministrazione ripetuta nel tempo di una serie di stimoli (singoli carichi di lavoro), in grado di indurre variazioni acute e transitorie del livello di attivazione di molteplici sistemi (cardiocircolatorio, respiratorio, neuro-muscolare), determina nell’organismo l’instaurarsi di modificazioni organico-funzionali stabilizzate (cuore d’atleta, aumento della forza, ecc.) che rappresentano il presupposto fisiologico del miglioramento delle capacità prestative del soggetto. In tal senso le variazioni omeostatiche acute e transitorie (aumento della frequenza cardiaca, aumento della ventilazione ecc.), che, rispetto al normale stato di equilibrio organico presente a riposo, si verificano sotto sforzo in risposta al singolo carico di lavoro, vanno considerate, finalisticamente, in modo positivo.
D’altra parte il processo di allenamento prevede che i singoli stimoli vengano dosati e frazionati nel tempo in modo adeguato. Viceversa, infatti, se si eccede nella somministrazione dei carichi e le variazioni funzionali acute intervengono quando l’organismo non ha completato la fase di recupero e ripristinato gli equilibri di riposo, può verificarsi l’insorgenza di una condizione di affaticamento che riduce le capacità di risposta e di adeguamento allo sforzo. Si determinano, in questi casi, alterazioni omeostatiche che vanno intese in senso negativo e che rappresentano la principale causa della perdita o del peggioramento della Fitness e, conseguentemente, della qualità della vita.
Per evitare questo inconveniente è essenziale, per ogni attività sportiva, disegnare il cosiddetto “modello funzionale” della prestazione al fine di identificare le caratteristiche organico-funzionali che sono alla base del risultato e che, pertanto, devono essere allenate.
Nella definizione del modello funzionale di uno sport l’approccio deve tendere a definire due aspetti fondamentali: quali sono le caratteristiche fisiologiche dell’atleta che pratica una determinata disciplina sportiva e qual’è l’andamento dei parametri fisiologici misurabili durante la gara.
Con il primo passo si assume che, per mezzo di una selezione naturale, solo gli atleti dotati delle caratteristiche fisiologiche essenziali per una determinata disciplina sportiva raggiungono risultati di alto livello.
Conseguentemente la misura di tali parametri permette di identificare quali sono le qualità predisponenti per quella disciplina. Essenziali per questo tipo di indagine sono i test, strumenti di cui dispone la Valutazione Funzionale al fine di indagare in maniera analitica le qualità muscolari e metaboliche possedute dagli atleti.
Con il secondo passo ci si propone di verificare come si comportano le varie qualità organico-funzionali durante l’attività specifica al fine di confermare il tipo e l’incidenza di ciascuna di esse nel determinare la prestazione. In quest’ambito particolarmente importante è la misura del costo energetico.
LA VALUTAZIONE DELLE CARATTERISTICHE FISIOLOGICHE: I TEST DI VALUTAZIONE FUNZIONALE
La Valutazione Funzionale è una moderna disciplina scientifica che ha tra i suoi compiti, da un lato quello di indirizzare ciascun atleta verso lo sport per il quale risulta più “adatto”, dall’altro quello di monitorare nel tempo gli effetti di un determinato programma di allenamento per verificarne la consonanza con gli obiettivi prefissati. A tal fine utilizza una metodologia diagnostica che si avvale dell’uso dei cosiddetti “test” che devono rispondere a due requisiti fondamentali:
1) validità nel fornire informazioni che siano diretta espressione della qualità fisiologica indagata (un test è valido se misura ciò che è previsto debba misurare: es. la forza massima);
2) riproducibilità, cioè attendibilità ed obiettività delle misure effettuate (un test è attendibile ed obiettivo se permette di ottenere nello stesso soggetto, nelle stesse condizioni ed a prescindere dall’operatore, il medesimo risultato).
Questi requisiti fanno parte del processo di standardizzazione dei test, processo che implica, necessariamente, anche un’uniformità nelle procedure di “somministrazione” e di elaborazione-interpretazione dei risultati ottenuti.
Questa “metodologia” normalmente applicata sull’atleta top-level conserva tutto il suo valore anche quando viene utilizzata per studiare i “comuni mortali” che frequentano le palestre.
Infatti per quanto riguarda il rilievo delle capacità fisiologiche individuali, sia meccanico-muscolari che metaboliche, se nel primo caso contribuisce alla conoscenza del cosiddetto modello funzionale della prestazione e, sulla base di questo, consente un’adeguata selezione dei talenti sportivi, nel secondo caso permette di valutare lo stato di forma (fitness) e di programmare un’attività fisica che risulti efficace e scevra di rischi.
Inoltre, per quanto riguarda la verifica della consonanza tra risultati raggiunti e obiettivi prefissati, l’uso dei test può contribuire a “spianare” la strada tanto ad una vittoria olimpica quanto al ritrovamento della fitness perduta. Esso infatti consente un controllo, costante nel tempo (longitudinale), degli effetti dell’allenamento, al fine di valutare se risulti più o meno efficace o, a volte, addirittura dannoso.
Descriviamo i principali test che possono essere utilizzati nello studio della ginnastica aerobica.
Per quanto riguarda le caratteristiche meccanico-muscolari:
1) test per la valutazione della forza massimale che si basano sull’uso di dinamometri, strumenti in grado di misurare la forza muscolare in condizioni di massima tensione isometrica. Nell’Istituto di Scienza dello Sport del C.O.N.I. si dispone di un dinamometro elettronico (MK7) che permette di valutare le catene cinetiche specifiche di numerose discipline sportive, grazie alla possibilità di modificare la posizione nello spazio dello strumento di misura, e fornisce, grazie ad una elaborazione computerizzata dei dati, un diagramma Forza/Tempo che consente di avere informazioni anche sulla velocità di reclutamento muscolare.
2) Test per la valutazione della forza veloce o esplosiva che forniscono indicazioni importanti sulla capacità di attivazione neuromuscolare, sul tipo di fibre coinvolte (lente o veloci), sull’elasticità muscolare. La metodica più valida è quella che utilizza le piattaforme dinamometriche, dove i rilievi avvengono grazie alla presenza di trasduttori di forza, ed il test più comune è il salto verticale per la misura della forza esplosiva della muscolatura estensoria degli arti inferiori. Per questa valutazione, tuttavia, la grande facilità d’impiego ha favorito la diffusione dell’Ergojump (Bosco 1980), tappetino a conduttanza collegato ad un cronometro dove l’apertura e chiusura di un circuito, determinata dalle fasi di stacco e di ricaduta, permette di misurare il tempo di volo e da questo, mediante elaborazione matematica, di ricavare l’altezza raggiunta dal baricentro corporeo durante il salto.
3) Per la determinazione della forza reattiva viene utilizzato il Test di Bosco-Vittori che consiste nell’eseguire, sul medesimo tappetino descritto in precedenza, una serie consecutiva di salti verticali massimi effettuati a gambe tese e con braccia libere. La prova prevede che la partenza sia effettuata sul tappetino stesso; lo start viene dato una volta notata, dopo alcuni salti iniziali, una stabilizzazione nell’esecuzione, mentre lo stop viene dato dopo una serie di 6-8 salti. Questo test, che viene effettuato sfruttando la reattività neuromuscolare e quella della catena cinetica muscoli-tendini-ossa, permette di valutare la componente reattiva della forza dei gruppi muscolari estensori degli arti inferiori. La prestazione è valutata calcolando, a partire dalla misurazione, nei diversi salti, sia del tempo di volo, quindi dell’altezza raggiunta dall’elevazione del baricentro corporeo, sia del tempo di contatto al suolo, la potenza meccanica media (W) sviluppata dall’atleta nel corso del test.
4) Test per la valutazione del rapporto Forza/Velocità, in cui possono essere utilizzati ergometri a dinamica ciclica, come quello polifunzionale in uso presso l’Istituto di Scienza dello Sport del C.O.N.I. (DALMEX 240) che permette di esplorare le catene cinetiche dei quattro arti sia contemporaneamente che separatamente. Con questo ergometro è possibile determinare nei diversi sport, la curva Forza/Velocità dei gruppi muscolari degli arti superiori e di quelli inferiori, con test isocinetici composti di prove eseguite a diverso numero di rotazioni per minuto (RPM).
Per quanto riguarda le caratteristiche metaboliche possiamo distinguere:
1) Il Test di Bosco 15″, per la determinazione dell’efficienza del sistema anaerobico alattacido (resistenza alla forza veloce). Tale test consiste nell’eseguire senza interruzione per 15″, sullo stesso tappetino utilizzato per i test precedenti, una serie di salti verticali massimali preceduti da contromovimento (piegamento delle ginocchia fino a circa 90°) e con mani posizionate ai fianchi. Questa prova, che viene effettuata utilizzando prevalentemente la scissione della Fosfocreatina, fornisce una misura indiretta della potenza del meccanismo metabolico anaerobico alattacido. La prestazione è valutata considerando, come parametro di riferimento, l’altezza media (cm) sviluppata nel corso del test, piuttosto che la potenza meccanica media (W); quest’ultima infatti, strettamente correlata al maggiore o minore piegamento delle gambe (variazione del tempo di contatto al suolo) può fornire valori sensibilmente diversi senza che sussista una reale differenza di potenza nel meccanismo metabolico indagato.
2) Test per la misura della massima potenza aerobica (VO2max). A tal fine si utilizzano di routine prove di laboratorio cosiddette a carichi crescenti, condotte fino all’esaurimento del soggetto, durante le quali vengono monitorati il consumo di ossigeno, la produzione di anidride carbonica, la ventilazione, la frequenza cardiaca e tutti gli indici derivati. Per questi test, mentre negli atleti top-level, vengono impiegati i cosiddetti ergometri specifici che consentono di riprodurre il gesto tipico della disciplina sportiva praticata, negli sportivi amatoriali, com’è il caso dei praticanti l’aerobica, vengono generalmente impiegati o il nastro trasportatore o il cicloergometro. I carichi, in genere, hanno la durata di due minuti, e vengono somministrati senza soluzione di continuità. I valori di massima potenza aerobica, per Kg di peso corporeo e per minuto, vanno dai 40-45 ml di ossigeno (O2) rilevati nei maschi sedentari in buona salute ai 55-65 ml di O2 tipici dei giochi di squadra (calcio, basket ecc.), ai 70 ml di O2 misurati nei canottieri agli 80-90 ml di O2 riscontrati nei maratoneti e negli sciatori di fondo.
LA VALUTAZIONE DELL’ANDAMENTO DEI PARAMETRI FISIOLOGICI DURANTE LA GARA: LA MISURA DEL COSTO ENERGETICO
Nello sport di alto livello per contribuire a definire il modello funzionale di uno sport al fine di ottenere una corretta definizione e modulazione nel tempo dei carichi di lavoro da somministrare viene da sempre posta particolare attenzione alla misura del Costo Energetico (CE), cioè l’impegno metabolico del soggetto. Tale misura permette: 1) di valutare la quantità di energia (calorie) utilizzata per compiere una determinata prestazione; 2) di identificare l’intensità dello sforzo, cioè la velocità con la quale l’energia viene prodotta.
Tali informazioni rappresentano il presupposto per: 1) una corretta pianificazione dei carichi di lavoro, col fine di una più proficua, efficace e “piacevole” organizzazione delle sedute in palestra per il Fitness, siano queste di ginnastica cardiovascolare o di ginnastica aerobica; 2) una più consona predisposizione degli apporti nutrizionali nelle diete che accompagnano i programmi di dimagrimento.
Da decenni gli scienziati sono impegnati nella messa a punto di sistemi sempre più precisi e pratici per la misura del CE, di sistemi, cioè, capaci di quantizzare le calorie (l’energia in ultima analisi è calore) prodotte dall’organismo durante uno sforzo.
Si pensi che il primo di questi tentativi, del quale si abbia notizia, risale al 1761 quando un ricercatore (Joseph Blach) progettò il primo strumento del genere. Tale strumento, basato sul principio che un corpo qualsiasi, quindi anche il corpo umano, possiede ed emette una determinata quantità di calore anche in condizioni di apparente “inattività”, era costituito da un blocco di ghiaccio nel quale veniva posta una sostanza di massa e temperatura nota; la quantità di calore che questa cedeva al ghiaccio per mettersi in equilibrio termico con esso veniva calcolata sulla base della quantità di questo che si scioglieva fino a formare acqua. Ben si comprende come questo metodo sarebbe poco applicabile allo studio dell’energia spesa da un atleta, e non solo da un atleta, durante una gara. Pertanto gli scienziati, da allora, hanno perfezionato tecniche e metodologie utili a tale scopo fino ad arrivare ai moderni apparati che sfruttano quanto di più aggiornato l’elettronica e l’informatica mettono a nostra disposizione.
Tutti i moderni apparati per la misura del CE si basano sul rilievo del consumo di ossigeno, che è il gas utilizzato dall’organismo per bruciare zuccheri e grassi; ne deriva che la quantità di ossigeno usata per la combustione di queste sostanze è equivalente all’energia prodotta.
Sul rilievo del consumo di ossigeno durante lo sforzo si basano le voluminose apparecchiature di laboratorio, che consentono di studiare gli atleti in modo sufficientemente accurato; ciò avviene durante l’esecuzione di prove effettuate su ergometri specifici, strumenti che permettono di simulare il gesto tecnico di molte delle competizioni sportive. Tuttavia, se il progresso si fosse limitato a questo, le nostre conoscenze sul CE delle singole attività sportive sarebbero ancora imprecise o incomplete; infatti una misura attendibile di quanto accade nella realtà dei campi di gara non può essere soddisfatta completamente da una pur accurata simulazione da laboratorio. Da sempre, quindi, è stata avvertita l’esigenza di misurare direttamente sul campo il dispendio energetico.
Questo è diventato possibile in tempi recenti grazie alla realizzazione di apparecchi telemetrici miniaturizzati altamente affidabili che consentono di quantizzare in modo preciso l’impegno di un atleta durante la gara o la seduta di allenamento. Tali apparecchi, infatti, che in virtù del modestissimo peso e del ridotto ingombro non interferiscono in alcun modo con l’esecuzione dei movimenti, permettono il rilievo dei più importanti parametri metabolici (consumo di ossigeno, produzione di anidride carbonica, ventilazione, frequenza cardiaca, indici derivati) in condizioni veramente reali.
L’analisi del CE, com’è ovvio, può interessare qualsiasi branca dell’esercizio umano, dallo sport di alto livello, alle attività lavorative, dalla medicina riabilitativa allo sport per tutti.
CARATTERISTICHE FISIOLOGICHE DELL’ISTRUTTORE DI AEROBICA E DELL’ATLETA AGONISTA
L’ISTRUTTORE DI AEROBICA
L’analisi delle caratteristiche fisiologiche di soggetti che praticano la ginnastica aerobica da lungo periodo contribuisce a definire il modello funzionale di questa attività sportiva.
A tale scopo sono stati sottoposti a test di laboratorio n. 10 soggetti di sesso femminile, Tecnici Federali ed Insegnanti.
Gli anni di attività e le ore di pratica settimanale sono riportati nella Tab. 1.
Tab. 1
PERIODO DI ATTIVITÀ E ALLENAMENTO
ANNI (MEDIA +- DS) 6.75 +- 3.0
RANGE 3 – 10
ORE /SETTIMANA (MEDIA +- DS) 10.5 +- 2.0
RANGE 6 – 12
Le caratteristiche anagrafiche ed antropometriche ed il Body Mass Index (BMI) dei soggetti esaminati sono riportati nella Tab. 2.
Tab. 2
CARATTERISTICHE ANAGRAFICHE E ANTROPOMETRICHE
BODY MASS INDEX (BMI)
ETÀ (aa.) |
STATURA (cm) | PESO (Kg) |
BMI | |
MEDIA | 29 | 165 | 55 | 23.0 |
DS | +- 3 | +- 4 | +- 4 | +- 0.2 |
RANGE | 24 – 34 | 159 – 172 | 50 – 61 | 22.6 – 23.1 |
Sono stati effettuati i seguenti test di laboratorio:
1- Test Ergometrico su nastro trasportatore
Il test è stato eseguito con la metodica del carico crescente (partendo dalla velocità di 8 Km/h) fino ad esaurimento; ogni step di lavoro ha avuto la durata di 2 minuti.
È stato misurato il VO2 max, utilizzando un metabolimetro telemetrico miniaturizzato (K2 Cosmed, Italia); la campionatura dei gas respiratori è stata eseguita ogni 15 secondi.
È stata registrata anche la Frequenza Cardiaca (FC) con un cardiofrequenzimetro telemetrico (Polar P 3000); la campionatura della FC è stata eseguita ogni 5 secondi.
Durante il test ergometrico è stata misurata la Lattacidemia (LA), prelevando un campione di sangue capillare (20 microlitri) dal lobo dell’orecchio; i prelievi di sangue sono stati effettuati alla fine di ogni step di lavoro ed al 3° e 6° minuto del ristoro.
Il campione ematico è stato poi analizzato con un sistema enzimatico-amperometrico automatico ad enzima fisso (Esat 6661 – Eppendorf).
2- Dinamografia
E’ stata misurata la Forza Relativa (forza / peso corporeo) dei muscoli estensori degli arti inferiori ed il tempo necessario al raggiungimento del 50% della stessa (t 50), utilizzando un dinamometro elettronico (MK7, Dal Monte).
3- Test isocinetico con arti superiori ed arti inferiori
Utilizzando un dinamometro isocinetico a dinamica ciclica (Dalmex 240, Dal Monte), è stata misurata la forza relativa della catena cinetica flesso-estensoria dell’arto superiore e dell’arto inferiore alle seguenti velocità di movimento:
a- arti superiori: 40 Rotazioni Per Minuto (RPM) e 140 RPM
b- arti inferiori: 40 RPM e 160 RPM
La durata di ogni step di lavoro è stata di 5 secondi con 120 secondi di recupero tra ogni fase.
E’ stata misurata la forza media più elevata raggiunta in un singolo movimento ciclico.
4- Jump Test
Utilizzando il Bosco System (tappetino piezoelettrico con software annesso) sono stati eseguiti i seguenti test:
a: squatting jump (SJ) (Bosco, 1980), per la misura della forza esplosiva degli arti inferiori;
b: counter movement jump (CMJ) (Bosco, 1980), per la misura della capacità di riuso elastico degli arti inferiori;
c: stifness test (Bosco-Vittori, 1980), per la misura della forza reattivo-elastica degli arti inferiori;
d: Bosco test 15″ (Bosco, 1980), per l’analisi delle caratteristiche del sistema anaerobico alattacido;
e: SJ 30 Kg (Bosco, 1980), per l’analisi della forza tonica degli arti inferiori.
Risultati
I valori medi, la deviazione standard ed il range dei parametri fisiologici misurati sono riportati nella Tab. 3 e nelle Figg. 1-9.
Tab.3 – CARATTERISTICHE FISIOLOGICHE
Prelievo di sangue dal lobo dell’orecchio per la determinazione della lattacidemia
Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
Fig. 7
Fig. 8
Fig. 9
I valori misurati evidenziano delle qualità fisiologiche di medio-basso livello, senza una predominanza delle caratteristiche degli sport di resistenza (fondo), né di quelle degli sport di potenza (velocità, salti ecc.).
I soggetti sottoposti ai test appaiono essere in possesso di una buona efficienza fisica, pur senza raggiungere i livelli di prestazione tipici dell’atleta.
Mettendo a confronto la ginnastica aerobica con altre attività sportive si evidenzia quanto segue:
a – caratteristiche aerobiche (VO2 max) (Fig. 1): il valore di VO2 max appare più simile a quello di atlete praticanti sport di potenza e sport a prevalente impegno anaerobico, probabilmente perché la quantità di attività giornaliera che questi soggetti praticano è insufficiente (essendo a bassa intensità) per migliorare in maniera significativa questa caratteristica, ma è probabilmente utile per mantenere il livello di base del soggetto.
Questo è un aspetto importante per il praticante, che, dopo aver eseguito un lavoro specifico per il raggiungimento di una valida Physical Fitness, con la ginnastica aerobica può mantenere il livello di efficienza raggiunto.
b – test isocinetico (Fig. 2-5): sia per gli arti superiori che per quelli inferiori, il livello di forza tonica (test a bassa velocità di movimento; 40 RPM) appare mediocre, mentre le caratteristiche di esplosività e coordinazione (test a velocità molto elevata di movimento; 140 e 160 RPM) sono intermedie rispetto agli altri sport; ciò per un probabile effetto sulle capacità motorie dei movimenti, più o meno complessi, di cui è composta una lezione di ginnastica aerobica.
c – caratteristiche meccaniche muscolari (Fig. 6-9): i valori misurati pongono questo sport nella fascia di livello medio-basso. Solo la Forza Reattivo-Esplosiva appare più elevata, probabilmente per la presenza di movimenti (saltelli) che stimolano questa qualità in misura maggiore.
In conclusione l’ISTRUTTRICE di ginnastica aerobica è un soggetto in buone condizioni fisiche, ma senza quegli adattamenti che vengono indotti sull’organismo dall’allenamento specifico.
L’ATLETA AGONISTA
La conoscenza delle caratteristiche fisiologiche dell’atleta agonista fornisce un importante contributo per la definizione del modello funzionale della ginnastica aerobica.
A tale scopo sono stati sottoposti a test di laboratorio n. 13 soggetti di sesso femminile (n. 5) e di sesso maschile (n. 8), tutti atleti di interesse nazionale.
Le caratteristiche anagrafiche ed antropometriche dei soggetti esaminati sono riportati nella Tab. 4.
Sono stati effettuati gli stessi test eseguiti per gli istruttori di ginnastica aerobica (eccetto il test isocinetico):
- Test ergometrico su nastro trasportatore
- Dinamografia
- Jump test
È stato effettuato anche un test di valutazione per la potenza degli arti superiori, utilizzando l’Ergo Power (Bosco). L’apparecchiatura misura la velocità di spostamento di un carico conosciuto per un tragitto definito (ad esempio: distensione su panca con bilanciere).
Sono state eseguite distensioni su panca con bilanciere, con carico variabile; è stata misurata la potenza sviluppata.
E’ stata anche misurata la percentuale di massa grassa degli atleti, utilizzando una metodica indiretta impedenziometrica (Bilancia impedenziometrica TANITA).
Risultati
I valori medi, la deviazione standard ed il range dei parametri fisiologici misurati sono riportati nelle Tab. 5-6. Per una valutazione delle eventuali differenze, nelle Figg. 10-17 sono riportati i valori rilevati in altri sport; nella Fig. 18 sono stati, inoltre, confrontati i risultati dei test effettuati sugli atleti di interesse nazionale con quelli degli atleti campioni e vice-campioni d’Italia nel 1995.
Fig. 10
Fig. 11
Fig. 12
Fig. 13
Fig. 14
Fig. 15
Fig. 16
Fig. 17
Fig. 18
Sulla base dei risultati dei test eseguiti, l’atleta che pratica l’Aerobica Agonistica sembra essere un soggetto con caratteristiche meccaniche muscolari e mataboliche di tipo anaerobico; la forza massimale (presupposto fondamentale per lo sviluppo della forza veloce) appare elevata e di conseguenza anche la forza esplosiva e la forza reattiva sono di buon livello. La funzionalità del sistema energetico anaerobico alattacido è discreta (l’agonista di aerobica è in grado di eseguire e ripetere più volte gesti tecnici in cui l’espressione di forza è importante, senza significative diminuzioni della prestazione) mentre il livello di efficienza del metabolismo aerobico pone questo atleta più vicino a coloro che praticano sport di potenza e sport aerobici-anaerobici alternati che a quelli che svolgono attività di endurance: del resto il tipo di impegno fisico e la durata della competizione confermano quanto detto sopra.
Il confronto con altre attività sportive avvalora, sia per gli atleti che per le atlete, quanto detto: l’Aerobica Agonistica, per le caratteristiche muscolari e metaboliche, rientra nel gruppo degli sport aerobici-anaerobici alternati. Caratteristica che emerge da questo confronto è l’elevato livello di forza massimale e di forza reattivo-esplosiva (tra le più alte in assoluto) che possiedono sia gli atleti che le atlete dell’Aerobica Agonistica.
Il confronto tra questi atleti ed il gruppo di elite, che ha conquistato i primi posti nella graduatoria nazionale dell’anno 1995, evidenzia solo una significativa migliore capacità di rapido reclutamento delle fibre muscolari (t 50: maschi nazionali 134 msec, maschi elite 84 msec; femmine nazionali 135 msec, femmine elite 120 msec).
Nonostante le caratteristiche fisiologiche siano discretamente definite, va evidenziata nei gruppi di atleti sottoposti ai test, una variabilità di risultato: ciò è dovuto probabilmente al fatto che ancora non ci sono atleti che hanno iniziato a praticare fin dall’inizio l’Aerobica, ma quasi tutti i praticanti provengono da altri sport (Ginnastica Artistica, soprattutto, Pallavolo, Atletica Leggera) e pertanto alcune delle caratteristiche esaminate risentono degli effetti dell’allenamento precedente.
Quando i praticanti l’Aerobica Agonistica non saranno più atleti di “seconda mano”, ma saranno soggetti selezionati ed allenati fin dall’inizio della loro attività in maniera specifica, probabilmente l’analisi del modello funzionale indicherà sempre più chiaramente che le qualità fondamentali di questa attività sportiva sono soprattutto quelle di tipo meccanico muscolare, associate ovviamente a quelle qualità di tipo coordinativo (destrezza, ritmo) che avvicinano l’Aerobica Agonistica a sport come la Ginnastica Artistica, la Ginnastica Ritmica e la Danza.
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