SPORT, GIOVINEZZA, COLESTEROLO ECC.
Tratto dal sito www.albanesi.it
Copyright by THEA 2003
1 – Come lo sport mantiene giovani
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I meccanismi che vengono innescati dalla pratica regolare di un’attività sportiva aiutano non solo a mantenere efficiente il nostro corpo, ma hanno un ruolo fondamentale di protezione dall’invecchiamento. Tale azione anti – età si esplica indirettamente migliorando la salute del soggetto e diminuendo i fattori di rischio e direttamente contrastando molti dei fattori d’invecchiamento.
L’azione indiretta
Chi fa sport vive di più perché protegge meglio la propria salute. Un celebre studio dell’università di Harvard (poi ripreso in tutto il mondo e ormai universalmente accettato) su 17.000 allievi seguiti dal 1916 al 1950 ha mostrato come la curva di rischio cardiovascolare diminuisca all’aumentare dell’esercizio fisico praticato fino ad avere un minimo con 6-8 ore settimanali; all’aumentare dell’attività fisica il rischio di morte torna leggermente a salire. Lo studio di Harvard dovrebbe aver convinto che non solo è consigliabile fare sport, ma è necessario. Perché perdere qualche anno della propria speranza di vita solo perché si ritiene che lo sport sia noioso o troppo faticoso? Uno studio derivato dal campione italiano del Seven Countries Study su soggetti dai 40 ai 59 anni ha rilevato che chi pratica un’intensa attività sportiva da almeno dieci anni ha un indice di rischio cardiovascolare uguale ai due terzi di chi la pratica moderatamente e a un terzo rispetto a un sedentario, riconfermando i risultati del campione di Harvard.
Obesità – L’obesità è ormai ufficialmente accettata come un vincolo che deve essere rimosso per una buona salute. Anche in questo caso ci si deve chiedere (e ci si deve dare una risposta precisa) qual è il vero peso forma che minimizza i rischi per la nostra salute e ci garantisce la perfetta forma fisica; non basta seguire una sana dieta mediterranea e a quarant’anni accettare i chili in più come ineluttabile segno del tempo, per poter nascondere la propria pigrizia nell’affrontare il problema. Sicuramente lo sport aiuta a bruciare calorie e a combattere il sovrappeso (soprattutto dopo i trentacinque anni). Anche chi fa sport per puro divertimento, senza preoccuparsi di migliorare le proprie prestazioni controllando la massa grassa, ha sicuramente un beneficio in termini di controllo del peso. Occorre però ricordarsi che per bruciare molte calorie sono fattori ininfluenti:
a) l’intensità del gesto atletico; sollevare 100 kg di peso o correre i 100 m in 10″ sono gesti atletici notevoli come qualità, ma caloricamente poco dispendiosi perché durano troppo poco;
b) la velocità con cui lo si esegue; è vero che se si fa sport “piano” si bruciano i grassi, ma ciò che conta è sempre e comunque la quantità di calorie bruciate. Se si bruciano 400 kcal di grassi e si introducono 500 kcal di carboidrati, la differenza di 100 kcal ce la ritroveremo in grassi;
c) l’acqua persa; c’è ancora chi corre super coperto per sudare di più o chi è veramente convinto che la sauna faccia dimagrire. Il dimagrimento è solo temporaneo perché il corpo nel giro di qualche ora recupererà i liquidi persi innalzando lo stimolo della sete, ignorando il quale con feroce masochismo non si farebbe altro che compiere una grossolana sciocchezza.
Per bruciare calorie ciò che conta è la durata dello sforzo fisico: un esempio di cattiva strategia sportiva sono le ore in palestra passate vagando da un attrezzo all’altro con ampie pause con l’unico intento di giustificare un piatto di pasta in più con la presenza in un luogo sportivo.
Cuore – La protezione cardiovascolare è sicuramente l’azione indiretta più importante. Lo sport aumenta il colesterolo HDL, il cosiddetto colesterolo buono (in contrapposizione all’LDL); chi ha problemi di colesterolo, probabilmente non li risolverà con lo sport, ma aumentando il colesterolo buono ridurrà l’indice di rischio che è dato dal rapporto fra colesterolo cattivo e colesterolo totale (il limite di tale rapporto è per l’uomo attorno a 5 e per la donna a 4,5). La diminuzione dei grassi circolanti nel sangue (trigliceridi) riconduce a un rischio minore di coronaropatia; grazie allo sport si possono ridurre gli effetti di un’alimentazione scorretta, nell’attesa che lo sportivo si educhi verso una migliore qualità della vita, mangiando in modo più sano e razionale. Infine un’attività piuttosto intensa consente di ridurre il tasso di fibrinogeno e la viscosità del sangue, riducendo il rischio di trombosi.
Ipertensione – Lo sport è un’ottima cura per l’ipertensione essenziale. I miglioramenti sulla tensione emotiva del soggetto, la maggior capillarizzazione, la diminuita viscosità del sangue sono solo alcuni dei motivi che portano la corsa a ridurre la pressione sanguigna (soprattutto quella minima).
Cancro – La sport agisce indirettamente su alcune delle principali cause di cancro: limita il sovrappeso, innalza le difese immunitarie, abbassa i livelli di insulina nel sangue, attiva il colon, riduce il livello degli ormoni che sono fattori di rischio tumorale (come estrogeni e testosterone).
Difese immunitarie – Chi corre potenzia le proprie difese immunitarie; non è infrequente sentire di sportivi che da quando fanno sport non prendono più un raffreddore o un’influenza. Gli stessi non hanno paura di sfidare pioggia o neve per un allenamento ed è cosa abbastanza comune in pieno inverno vederli che si cambiano all’aperto le magliette madide di sudore.
Stress – L’azione calmante dell’attività sportiva (soprattutto quella lunga e lenta) dovrebbe essere nota a tutti: fare sport permette di staccare dai problemi quotidiani e di ricaricarsi per il giorno che segue. È noto che durante l’attività fisica vengono secrete delle sostanze (endorfine) che agiscono come vere e proprie droghe naturali, stimolando l’organismo e predisponendolo a reagire positivamente a situazioni di stress.
Piccole patologie – Lo sport consente di migliorare piccole patologie più o meno croniche come cefalee, disturbi gastrici, stitichezza; si tratta di fastidiosi malanni che richiederebbero comunque un intervento di tipo farmacologico con eventuali effetti collaterali.
L’azione diretta
L’azione diretta è più limitata, ma decisamente importante. Tralasciando alcune teorie (come quella che vuole gli sportivi meno danneggiati dai radicali liberi proprio perché lo sport, generando maggiori quantità di radicali, predispone mezzi di difesa da essi che poi vengono impiegati anche a riposo), verranno esposte solo verità ormai consolidate.
Efficienza muscolo-scheletrica – Lo sport previene il declino muscolare e quello osseo (soprattutto nelle donne, contrastando l’osteoporosi), prevenendo tutte quelle situazioni più o meno invalidanti (anche non riuscire più a fare cinque piani di scale deve essere considerata una situazione invalidante, anche se i più non se ne curerebbero prendendo l’ascensore!) che caratterizzano quella fase della vita denominata volgarmente “vecchiaia”.
Efficienza cardiaca – Sono ormai molte le ricerche che hanno dimostrato che in chi fa sport il massimo consumo d’ossigeno diminuisce meno con l’avanzare dell’età rispetto ai sedentari. Il riconosciuto ruolo dello sport nel contrastare l’invecchiamento ha anche affossato l’ormai preistorica formula per il calcolo della frequenza cardiaca massima (220 – età).
Stimolazione ormonale – È a tutti evidente che le persone invecchiano in modo differente; a prescindere da fattori per ora ancora incontrollabili, ne sono stati scoperti alcuni che possono, almeno teoricamente, essere gestiti già adesso. Uno di questi è l’ormone della crescita, l’HGH (Human Growth Hormone), un ormone la cui presenza inizia a diminuire dopo i vent’anni e che si riduce significativamente dai quaranta in su. Sono ormai da tutti riconosciute le esperienze di ringiovanimento che l’innalzamento artificiale di questo ormone ha provocato. Purtroppo la sua somministrazione diretta ha spiacevoli e gravi effetti collaterali e la secrezione controllata da sostanze naturali (alcuni amminoacidi come l’arginina o la lisina o alcune vitamine come la niacina) ha dato risultati solo all’interno di esperienze in cliniche, mai replicate con successo e in modo duraturo su soggetti esterni. L’unico modo attualmente sicuro di incrementare l’HGH è fare sport.
Benefici psichici – Chi fa sport deve continuamente sottoporsi a test di efficienza fisica (gli allenamenti) che hanno come primo effetto psichico l’aumento della forza di volontà e della forza di sopportazione. Tutto ciò aumenta anche la fiducia in se stessi e l’autostima, si diventa più forti mentalmente, non solo fisicamente. Chi fa sport, se non è più felice, spesso affronta meglio le difficoltà della vita e ha più fiducia nella risoluzione dei problemi. Questo atteggiamento è fondamentale per gestire correttamente il passare degli anni: non ci si arrende al declino, ma lo si contrasta con forza, determinazione e ottimismo.
Fare sport fa male?
Visto che lo sport fa male? Di solito questa è la frase pronunciata dai sedentari quando sentono che uno sportivo è morto durante la pratica del suo sport preferito. Premesso che purtroppo non tutti affrontano lo sport in condizioni idonee, occorre interpretare statisticamente questo dato. Se si considerano un centinaio di maratone importanti (quelle con decine di migliaia di partecipanti dai diciotto ai settanta e passa anni, tipo New York), si può dire che, su una popolazione pari a quella di Milano, in quattro ore muoiono al massimo due, forse tre atleti (alcuni anni anche nessuno …). Su uno stesso campione di popolazione non sportivo ne muoiono nello stesso lasso di tempo ben di più, mentre lavorano, mentre fanno l’amore, mentre studiano, mentre guardano la televisione, mentre leggono il giornale. Per dire che lo sport fa male o si è in malafede o non si capisce nulla di statistica …
2 – I vantaggi dell’allenamento fisico
(a cura di Marco Baroni)
Molte persone iniziano un programma di allenamento, sia individuale che in gruppo, sia sotto la guida di istruttori sia da soli, in palestre, centri sportivi o anche semplicemente nei giardini e nei parchi delle città (e purtroppo anche lungo le strade trafficate e molto inquinate!); la domenica mattina è possibile anche osservare eserciti di ciclisti e podisti affrontare le fatiche che richiedono lo stare bene e il mantenersi in buona forma.
Ma quali sono i reali vantaggi di una pratica sportiva amatoriale che si va sempre più diffondendo?
Molte di queste persone si stancano presto a restare a un livello minimo e cominciano ad aumentare l’intensità del loro impegno fisico. Inoltre esistono numerosi stimoli di carattere culturale ad aumentare il livello di impegno fisico.
Le ragioni stanno nel fatto che numerosi studi sperimentali hanno dimostrato che un alto livello di forma fisica può fornire i seguenti vantaggi:
– Miglioramento nel profilo dei grassi del sangue, come l’incremento del colesterolo “buono” HDL e la riduzione del rapporto fra il colesterolo totale e il colesterolo HDL. Più siamo in forma dal punto di vista aerobico, più è probabile che sia alto il livello del colesterolo HDL.
– Riduzione della pressione sanguigna nelle persone con livelli di pressione border-line (ai limiti della normalità). Inoltre un buon livello di forma può proteggere dall’ipertensione in generale.
– Controllo del peso corporeo: più si fa esercizio fisico più si bruciano calorie e più si perde grasso corporeo. L’allenamento fisico può diventare una parte importante di un programma serio di dimagramento.
– Controllo del diabete: un livello più alto di esercizio ad impegno prevalentemente “aerobico” può aiutare a controllare un’eventuale tendenza al tipo di diabete che si manifesta in età adulta.
– Protezione dall’osteoporosi, cioè la perdita graduale di massa ossea, che è potenzialmente pericolosa e che progredisce con l’aumentare dell’età. Più l’allenamento è impegnativo meno massa ossea si tende a perdere. Inoltre l’esercizio fisico regolare stimola la formazione di nuova massa ossea.
– Aumento della sensazione di benessere e quindi protezione nei confronti di malattie mentali come la depressione. L’esercizio fisico di resistenza è il miglior tranquillante naturale, perché l’organismo allenato produce endorfine, e neuro ormoni simili alla morfina che inducono sensazioni di benessere e rilassamento.
Come ottenere questi vantaggi in pratica?
Quanto esercizio fisico è necessario esattamente per avere tutti questi vantaggi? La maggior parte degli specialisti in questo settore sono concordi, ad esempio, sulle seguenti modalità di esercizio fisico:
– Correre circa tre chilometri in piano in meno di venti minuti, quattro volte alla settimana.
– Camminare per circa cinque chilometri in piano in meno di tre quarti d’ora, quattro volte alla settimana.
– Fare ginnastica aerobica o altro esercizio musicale ininterrottamente per tre quarti d’ora, quattro volte alla settimana.
Le possibilità sono veramente molte: l’importante è avere degli obiettivi ben precisi, essere regolari nell’allenamento e soprattutto non esagerare imparando ad ascoltare i messaggi che il nostro corpo ci invia.
3 – Aterosclerosi, malattie cardiocircolatorie, alimentazione e salute
La conoscenza dei fattori di rischio rappresenta una condizione fondamentale per stabilire programmi di prevenzione di una determinata malattia.
Forse in nessun caso come nell’aterosclerosi (ricordate che “aterosclerosi” ed “arteriosclerosi” sono sinonimi, cioè parole che vogliono dire la stessa cosa) sono stati evidenziati in modo analitico tutti i fattori che possono favorire l’insorgenza della patologia.
Contrariamente a queste premesse, però, ancor oggi in Italia oltre il 50% dei decessi è dovuto a malattie cardiovascolari. In particolare, la cardiopatia ischemica o coronarica (che trova la sua più grave espressione nell’infarto cardiaco) rappresenta la principale causa di morte nel nostro Paese, provocando un decesso, (spesso improvviso) ogni 6-8 minuti. Ciò significa che la conoscenza dei problemi non vuol necessariamente dire “soluzione” dei problemi stessi: senz’altro nel settore cardiovascolare occorre prendere provvedimenti rapidi per scongiurare la progressione o anche solo il mantenersi di una situazione così grave.
Definizione del problema
L’aterosclerosi è costituita da un’alterazione della parete delle arterie dell’organismo con comparsa di una “placca ateromatosa”, dovuta all’accumulo di grassi, cellule muscolari lisce, fibre elastiche e collagene. Questa placca restringe progressivamente il canale dell’arteria, fino a bloccare il flusso di sangue ai tessuti.
L’arteriosclerosi è responsabile di più del 90% delle sofferenze delle coronarie e di molte altre malattie circolatorie che interessano soprattutto rene (nefrosclerosi), cervello (“ictus cerebrale”, con trombosi o emorragia e paralisi di parte del corpo, arteriosclerosi cerebrale con scadimento progressivo delle funzioni intellettive) e arti (difficoltà motorie che coinvolgono soprattutto la capacità di camminare).
Fattori di rischio
I fattori di rischio per l’arteriosclerosi sono molti, tuttavia quelli di maggiore importanza sono rappresentati dall’aumento del colesterolo nel sangue, dall’ipertensione arteriosa, dal fumo di sigaretta, dal diabete, dalle abitudini alimentari errate, dallo stress, dall’aumento dei trigliceridi nel sangue e da bassi livelli di “HDL” colesterolo (quello che potremmo definire il colesterolo buono).
La formazione delle placche arteriosclerotiche e la comparsa di disturbi sono legati spesso all’intervento combinato e prolungato (in genere per tempi molto lunghi) di alcuni fra questi fattori.
Il Colesterolo
L’aumentato livello di colesterolo nel sangue costituisce una delle cause più importanti per la formazione della placca arteriosclerotica nella parete delle arterie del corpo.
Alcuni studi particolarmente importanti condotti negli Stati Uniti hanno dimostrato una stretta relazione fra valore del colesterolo nel sangue e comparsa di ischemia cardiaca, cioè di infarto. In particolare si è notato un aumento serio del rischio quando il colesterolo è superiore ai 200 mg/100 ml.
La situazione italiana è piuttosto preoccupante: ad esempio a Torino si è visto che il 14% della popolazione femminile ed il 27% di quella maschile presentano valori superiori a 240 mg/100 ml.
Ancora peggiore è la situazione in Emilia Romagna: infatti in questa regione (che tradizionalmente è caratterizzata da una cucina ricca di intingoli e grassi) ben il 43% dei soggetti presenta valori superiori a 240 mg/100 ml.
I fattori che possono influenzare la colesterolemia (quantità di colesterolo nel sangue) sono numerosi. A parte la componente di tipo genetico-ereditario (che ovviamente non può essere modificata), anche il fumo di sigaretta, la pillola anticoncezionale, l’obesità e la vita sedentaria possono interferire negativamente. Tuttavia, il fattore che maggiormente incide sulla colesterolemia è la dieta: infatti l’eccesso di calorie e l’assunzione di alimenti che contengono percentuali elevate di colesterolo e di grassi saturi sono i massimi responsabili dell’aumento del colesterolo nel sangue.
Gli alimenti che contengono molto colesterolo sono:
– cervello, tuorlo d’uovo, mascarpone
– fegato, rognone, burro
– carne bovina, frutti di mare, trippa
– formaggi, caviale, maionese.
Al contrario, contengono poco colesterolo:
– petto e coscia di pollo, coniglio
– latte scremato, sogliola, branzino
– trota, merluzzo
e addirittura NON contengono colesterolo:
– albume d’uovo
– verdura, frutta, patate
– cereali e loro derivati.
Ma quali sono le norme dietetiche per regolarizzare i grassi nel sangue e soprattutto il colesterolo?
Il modello ideale è proprio la dieta mediterranea, quella dieta che tutto il mondo ci invidia e che proprio noi italiani stiamo abbandonando. Un regime dietetico a base di cereali, frutta, verdura (ricca di fibre), pesce e olio di oliva (ricco di acidi grassi monoinsaturi), consente di ridurre in modo rilevante i valori del colesterolo e di altri grassi dannosi (come i trigliceridi) nel sangue.
Anche il caffè determina un aumento del colesterolo: questo effetto diventa particolarmente evidente quando il consumo è superiore alle tre tazzine il dì.
Il Fumo
Un altro importantissimo fattore di rischio per l’arteriosclerosi è rappresentato dal fumo di sigaretta. Nonostante le molte campagne contro il fumo, nonostante tutti sappiano che il fumo fa male, ancor oggi in Italia i fumatori sono veramente molti.
Si ritiene infatti che quasi un maschio su due fumi! Per le donne la percentuale è inferiore, ma si deve lamentare un costante aumento delle fumatrici negli ultimi anni. Attenzione dunque, perché il fumo è la causa di molti guai.
Col fumo si introducono nell’organismo parecchie sostanze nocive e soprattutto: nicotina, monossido di carbonio, catrame e suoi derivati e sostanze irritanti.
Le conseguenze sono ben note ed implicano malattie dell’apparato respiratorio (gola, bronchi, polmoni), malattie cardiache e circolatorie. Il fumo poi favorisce la comparsa di molti tumori (soprattutto del polmone, della bocca e dell’esofago), ed è per tale ragione che questi tumori non diminuiscono, anzi è possibile che aumentino negli anni a venire, dato che gli effetti tumorali del fumo si manifestano a distanza di molti anni.
Cercate di non iniziare a fumare e cercate di smettere, se già siete fumatori. Non è certo con il fumo che si dimostra il proprio carattere e la propria forza. Frasi tipo: “fumo perché mi fa sentire più grande”, oppure “fumo perché mi rilassa” o ancora “fumo perché tutti fumano”, non hanno senso e non fanno di voi quella persona in gamba che vorreste essere!
Altri Fattori
Anche l’ipertensione arteriosa ed il diabete favoriscono la comparsa dell’arteriosclerosi. Pertanto, la correzione dietetica e farmacologica di queste malattie può ridurre la formazione di placche nelle arterie.
A questo riguardo, sarà pure utile ridurre la quota di sale utilizzato per cucinare o aggiunto ai cibi e limitare moltissimo i cibi in salamoia o ad elevato contenuto in sale (olive, pesce in salamoia, cibi inscatolati conservati sotto sale, prosciutto ed insaccati, ecc.) e limitare l’uso di zucchero e dolci.
La sedentarietà è un ulteriore fattore di rischio. Per superare questo problema occorre stimolare e favorire in ogni modo l’attività fisica. E’ molto importante che si inizi da giovani e ci si abitui quanto prima allo sport. Lo sport è l’ideale per aiutare il fisico a crescere, per mantenerlo tonico e forte e per abituare alla lealtà ed alla competizione.
A questo riguardo dovranno essere intraprese iniziative concrete, che rendano facile e piacevole la pratica dello sport.
In particolare sarebbe utile:
– aumentare il numero delle ore a disposizione per l’attività fisica a scuola;
– potenziare ed incrementare le aree e le strutture in cui viene effettuata l’attività fisica nella scuola;
– favorire la disponibilità di impianti sportivi a basso costo ed idonei (sia per il numero che per la sede) alle esigenze dei singoli quartieri;
– istituire ed organizzare centri, società sportive e manifestazioni sportive (competitive ed “amatoriali”) sempre più frequenti a livello cittadino e di quartiere.
4- La morte da sport
Tratto dal sito www.albanesi.it
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Questo articolo è rivolto a medici dello sport, atleti in attività, sedentari, e lo scopo è diverso per ogni categoria.
– Ai medici dello sport vuole evidenziare come la morte da sport sia un fatto, tutto sommato, improbabile. Troppi medici dello sport adottano nella loro attività un atteggiamento iperconservativo che alla fine penalizza l’atleta. Tipicamente vengono disincentivati alla pratica sportiva atleti perfettamente sani sulla base di sospetti, accertamenti da eseguire ecc.
La risposta classica (e stupida) è: “non hai niente, ma è meglio se non fai sport”. Questa scarsa professionalità (da definire alla “Don Abbondio”) porta l’atleta, soprattutto se “amatore” e avanti con l’età, a passare dalla parte opposta della barricata, diventando un sedentario convinto e probabilmente a morire d’infarto dieci anni più tardi, dopo essere ingrassato di quindici chili.
Lo specialista in medicina dello sport deve assumersi la responsabilità di dichiarare non idoneo un atleta solo se è malato: non esistono soggetti sani e non idonei!
All’atleta in attività questo articolo vuole da un lato insegnare come difendersi da tutti coloro che attaccano lo sport come fonte di potenziali danni fisici e dall’altro a integrare la pratica sportiva con altre scelte di vita: non ha senso fare sport se non si segue un’alimentazione corretta o non si cerca di limitare lo stress del proprio lavoro.
Al sedentario, che ha paura di fare sport perché basta una corsettina di cento metri per sentirsi il cuore in gola, l’articolo insegnerà che chi muore di sport è già, quasi sempre, un individuo malato. I sedentari che si ritengono sani possono tranquillamente fare sport (dopo essersi sottoposti ai controlli medici necessari …). Infatti la “morte improvvisa” è in genere dovuta a un blocco della funzionalità cardiaca per una causa meccanica o, più frequentemente, elettrica. Perché avvenga, occorrono quasi sempre due fattori (ripeto DUE): un evento scatenante e un cuore malato.
L’evento scatenante può essere legato alla corsa (mancanza di ossigeno, acidosi lattica, aumento della temperatura corporea ecc.) mentre il problema cardiaco può essere noto o meno.
Molte patologie cardiache sono rilevabili con semplici esami come l’elettrocardiogramma o l’ecografia cardiaca. Quest’ultima è spesso consigliata dopo una visita per lo sport, allarmando l’atleta più del dovuto: si tratta invece di un esame di routine che viene richiesto ad una percentuale molto alta di soggetti che si sottopongono alla visita medico-sportiva.
Patologie come la cardiomiopatia ipertrofica, la malattia aritmogena del ventricolo sinistro, lasindrome di Marfan, la miocardite, le anomalie congenite delle arterie coronarie, la stenosi aortica in valvola bicuspide, il QT lungo idiopatico, il Wolf-Parkinson-White sono per fortuna patologie poco comuni.
La causa principale di gran lunga più probabile della morte da sport è l’arteriosclerosi coronarica, cioè in parole povere l’infarto.
Ciò spiega come l’atleta allenato sia in genere protetto più del sedentario che affronta una prova sportiva: in realtà molte morti da sport colpiscono atleti occasionali (la classica partitella a calcio fra amici o la partita di tennis alle due del pomeriggio); gli “sportivi della domenica”, tanto per intenderci; soggetti predisposti perché il loro cuore è già intaccato dall’aterosclerosi coronarica. Anche atleti di un certo livello possono presentare il problema: un atleta, la cui autopsia rivelò la completa occlusione di un vaso coronarico, tre settimane prima aveva corso la maratona in 3h 06′ (fonte: Macchi e Franklin). La stessa fonte cita che il 77% degli atleti deceduti presentava aterosclerosi coronarica e il 32% ipertensione arteriosa.
Da tutto ciò è molto facile dedurre che:
a) l’attività fisica fa diminuire la probabilità di rischio in caso di sforzo fisico (un’attività sportiva, lavorativa o una situazione occasionale, come rincorrere l’autobus) aiutando a diminuire il tasso del colesterolo e dei trigliceridi nonché la pressione arteriosa;
b) chi fa attività fisica (corsa, nuoto ecc.) deve però tenere presente che la protezione non è assoluta e che trigliceridi, colesterolo e pressione arteriosa vanno sempre tenuti sotto controllo.
5- Curare l’ipercolesterolemia con lo yogurt
(a cura del C.N.R.)
L’ipercolesterolemia è considerata uno dei più insidiosi fattori di rischio cardiovascolare e riguarda una percentuale molto elevata della popolazione italiana: il 23% infatti presenta valori di colesterolo superiori a 240 mg/dL, considerato il livello di guardia per i soggetti sani (ma in presenza di altri fattori di rischio quali ipertensione arteriosa, fumo o diabete tale livello parte già da 200 mg/dL).
La prima difesa contro questo killer del cuore viene dall’alimentazione, e in particolare dalla “Dieta Mediterranea”, mentre nei casi più gravi bisogna ricorrere ai farmaci, che vanno assunti in maniera continuativa per tutta la vita.
Una terza soluzione viene ora proposta da un gruppo di studiosi – coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, l’Università degli Studi di Milano e l’Università degli Studi di Helsinki – che ha verificato gli effetti benefici di uno yogurt arricchito con fitosteroli, una sostanza vegetale in grado di ridurre i livelli di colesterolo.
“Abbiamo testato la terapia – spiega Roberto Volpe, medico del Servizio Prevenzione e Protezione del Consiglio Nazionale delle Ricerche e responsabile dello studio – su 30 pazienti, 21 uomini e 9 donne, di età compresa tra i 33 e i 69 anni e con valori di colesterolo tra i 240 e i 299 mg/dL, raggiunti dopo un regime alimentare basato sui principi della dieta mediterranea. I risultati di questa sperimentazione, condotta per 6 mesi, hanno dimostrato l’efficacia di questo yogurt in tutti i casi esaminati, con riduzione del livello di colesterolo LDL (quello cioè responsabile dello sviluppo della placca arteriosclerotica) del 10-15%”.
L’assunzione di fitosteroli attraverso lo yogurt risulta ben tollerata, non provoca effetti collaterali, quali alterazione delle transaminasi o delle vitamine, e va consigliata soprattutto a quei soggetti che presentano un rischio cardiovascolare medio. Nel caso invece in cui i pazienti siano più gravi, la terapia più indicata resta quella farmacologica basata sulle statine, farmaci che hanno dimostrato di poter ridurre del 30% gli eventi coronarici.
I fitosteroli si trovano negli oli vegetali (di mais, arachidi, soia raffinato e oliva raffinato), nei legumi (piselli, fagioli) e nella frutta secca (arachidi, mandorle, noci).
(Per ulteriori informazioni: Roberto Volpe 06-49937630 339-6629345)
Bibliografia
- Giornale dell’Arteriosclerosi, vol. 27 – Numero 1 – Gennaio/Aprile 2002 “Effetti di uno yogurt arricchito in fitosteroli sull’assetto lipidico di pazienti con ipercolesterolomia medio-alta“
- British Journal of Nutrition, 2001, 86, 233-239 “Effects of yoghurt enriched with plant sterols on serum lipids in patients with moderate hypercholesterolaemia“
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