UN “AIRBAG” TRA LE VERTEBRE
(pubblicato su: UNIVADIS Medicina e Oltre – 24 Novembre 2005)
a cura di Anna Durini
Assorbe gli “shock” e restituisce mobilità in tempi record. Il suo impianto potrebbe in breve sostituire la normale tecnica chirurgica per risolvere il problema dell’ernia cervicale.
La discoplastica
Il concetto di rimuovere il disco vertebrale danneggiato e sostituirlo con uno artificiale non è nuovo, soprattutto in Europa, dove questa soluzione viene utilizzata da oltre 10 anni per intervenire sul tratto lombare della colonna.
Innovativo, e ancora oggetto di studi, è invece l’approccio sul tratto cervicale, con protesi capaci di riformare il naturale cuscinetto “shock-absorbing” e ripristinare la mobilità a livello delle vertebre trattate, grazie alla presenza di un nucleo flessibile. La protesi sostituisce il disco in tutte le sue funzioni, proteggendo i dischi intervertebrali dei livelli adiacenti dai sovraccarichi di stress che si possono verificare, invece, nel caso dell’intervento chirurgico di fusione intersomatica.
I risultati incoraggianti dei primi studi sono stati presentati a Barcellona nel corso di Eurospine, il principale congresso europeo di Chirurgia Vertebrale, tenutosi quest’anno alla fine di settembre.
“I dati di Barcellona confermano quello che anche i dati provenienti dalla nostra casistica, e non ancora pubblicati, hanno già rivelato: le generali condizioni cliniche del paziente risultano sensibilmente migliorate rispetto alla tecnica tradizionale” afferma Roberto Assietti, il neurochirurgo del Fatebenefratelli di Milano che realizza, tra i pochissimi in Italia, questo tipo di intervento.
Conferme dell’efficacia del dispositivo e della tecnica arrivano anche dal Politecnico di Milano, dove studi di biomeccanica assicurano la sua totale somiglianza con il disco intervertebrale naturale dal punto di vista dell’assorbimento degli shock e del movimento.
Il disco artificiale in dettaglio
Al Fatebenefratelli di Milano si utilizza attualmente il Bryan cervical disc system, costituito da un nucleo in poliuretano sul quale appoggiano e si articolano due piatti in lega di titanio (TiA6V4) dalla forma concava. La superficie in contatto con l’osso di ciascun piatto è rivestita di uno strato di titanio poroso che facilita l’integrazione dell’osso con il dispositivo e quindi la stabilità a lungo termine.
Una guaina di poliuretano circonda il nucleo e si attacca ai bordi dei due piatti tramite due fili in titanio, formando così un compartimento chiuso. Al centro di ciascuno dei due piatti in lega di titanio si trova un foro attraverso il quale viene immessa una piccola quantità di soluzione fisiologica al momento della preparazione della protesi, prima del suo impianto; i due fori vengono chiusi da due piccole viti di serraggio. La soluzione fisiologica ha la funzione di lubrificante che riduce l’attrito tra nucleo, guaina e interno dei piatti.
Esistono però altre protesi, costruite con materiali diversi, ma dotate delle medesime caratteristiche funzionali, che sono oggetto di studi clinici in tutto il mondo.
Per molti, non per tutti
I criteri di applicazione della discoplastica sono più restrittivi ed escludono pazienti:
- già sottoposti a intervento chirurgico (coinvolgente un qualunque altro impianto o procedura)
- con infezioni in atto
- con osteoporosi
- con instabilità meccanica o assenza di mobilità al livello da trattare (danneggiamento o non funzionamento di strutture quali legamenti anteriori, legamenti posteriori o faccette articolari) evidenziate da indagini radiografiche pre-operatorie
- con dolore assiale al collo come unico sintomo
- con deformità anatomiche cervicali significative (ex. spondilosi anchilosante, artrite reumatoide, ecc.)
- con sublussazione di 2 o più mm presente al livello da trattare evidenziata da esame radiografico pre-operatorio
- con angolazione dello spazio discale da trattare, rispetto ai livelli adiacenti, maggiore di 11 gradi
- con spondilosi avanzata (fusione spontanea anteriore e posteriore).
Approfondimenti
Filmato esemplificativo
**