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Vene e arterie ringraziano il cioccolato. Ma solo quello fondente

Vene e arterie ringraziano il cioccolato. Ma solo quello fondente
Bastano 40 grammi al giorno per migliorare la circolazione e proteggere dai rischi correlati all’irrigidimento dei vasi sanguigni

Non deve essere stato un caso se a metà del Settecento Carlo Linneo, nella sua classificazione tassonomica decise di chiamarlo “theobroma” (cacao), cioè “cibo degli dei”, prendendo per buone le qualità che gli attribuivano le popolazioni dell’America centrale. Che Linneo e, prima di lui, i Maya e gli Aztechi avessero qualche giustificato motivo per quell’appellativo lo stanno provando anche gli studi sul cacao che in questi anni si stanno susseguendo.
Uno degli ultimi in ordine di tempo lo hanno concluso alcuni ricercatori della Simi, la Società italiana di medicina interna, i quali sono giunti a concludere che il cioccolato fondente non solo è buono ma fa anche bene, in questo caso, ai vasi sanguigni. Il merito, per la precisione, va agli elementi antiossidanti che contiene e che, in “dosi” ragionevoli, potrebbero aiutare la salute delle arterie a quei 1,8 miliori di over 70 che in Italia hanno problemi con l’aterosclerosi dei vasi periferici.
Lo studio, pubblicato sul Journal of the American Heart Association, dà però una brutta notizia agli amanti del cioccolato al latte che, a differenza del fondente, è molto più povero di quei preziosi polifenoli in grado di ridurre lo stress ossidativo nei vasi, dilatandoli e migliorando così la circolazione.
La ricerca, la prima a dimostrare in clinica gli effetti diretti del cioccolato sulle arteriopatie periferiche, è stata condotta da ricercatori della I Clinica medica dell’università Sapienza di Roma su venti pazienti, nei quali l’aterosclerosi delle arterie delle gambe provocava la cosiddetta “claudicatio intermittens”, ovvero dolore e zoppìa provocata dalla scarsità di apporto di sangue ai muscoli delle gambe per colpa di arterie e capillari “irrigiditi”. I pazienti hanno mangiato 40 grammi di cioccolato fondente o al latte, quindi sono stati analizzati nella loro capacità di percorrere un tratto a piedi.
«I dati mostrano chiaramente un effetto del cioccolato sulla distanza massima percorribile dai pazienti senza accusare i primi dolori: dopo i quadretti di cioccolato fondente – spiega Francesco Violi, coordinatore dello studio e direttore scientifico della Ricerca Simi – i partecipanti riuscivano a camminare circa l’11 % più a lungo rispetto al solito, impiegando anche il 20% di tempo in meno. Il beneficio si ha però soltanto con il cioccolato fondente e non con quello al latte, che contiene circa un terzo dei polifenoli rispetto al primo: l’effetto – precisa – è infatti mediato dagli antiossidanti presenti nel cacao, molto più abbondanti nel cioccolato amaro. Non a caso nel sangue dei pazienti è possibile misurare quantità maggiori di polifenoli dopo il consumo del cioccolato fondente e questi composti, negli studi su cellule che abbiamo condotto, si sono dimostrati in grado di ridurre lo stress ossidativo cellulare e di interferire con la produzione di ossido nitrico aumentandone la quantità: questa molecola è un potente vasodilatatore, per cui mangiare cioccolata riduce lo stress ossidativo dei vasi sanguigni e al tempo stesso aiuta a dilatarli, aumentando l’afflusso di sangue in periferia». Gli effetti sono evidenti dopo due ore dal consumo del cioccolato e confermano quelli ottenuti in precedenza su fumatori che, dopo aver mangiato cioccolato fondente, mostravano un aumento della dilatazione dei vasi sanguigni. «La ricerca è stata condotta su un numero esiguo di casi – aggiunge Lorenzo Loffredo, ricercatore alla Clinica medica dell’Università romana – per cui i dati andranno confermati; sarà anche importante capire che cosa accade con un consumo “cronico” regolare di cioccolato. Scegliendo quello fondente – assicura infine – si può tuttavia esser certi di introdurre buone quantità di antiossidanti che possono essere d’aiuto al proprio benessere».
(REDAZIONE – 5 Luglio 2014)

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