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BPCO: VERSO UNA NUOVA TASSONOMIA

BPCO: verso una nuova tassonomia
Luigi Ferritto (1), Walter Ferritto (2)
(1) Dipartimento di Medicina Interna, Clinica Athena Villa dei Pini, Piedimonte Matese (CE)
(2) Divisione di Medicina Interna, Ospedale A.G.P. Piedimonte Matese (CE)

Da tempo nell’ambiente pneumologico si discute con interesse dei fenotipi della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e da più membri della comunità scientifica si sostiene apertamente che sarebbe opportuno rinunciare alla classica distinzione fra queste due malattie e concentrarsi, piuttosto, sui diversi fenotipi – clinici, fisiopatologici, biologici – con cui si manifestano le varie malattie infiammatorie croniche delle vie aeree (non solo asma e BPCO, ma anche bronchite eosinofila, sindrome da iperresponsività bronchiale post-virale, bronchiectasie), perché questo potrebbe semplificare l’acquisizione di nuove acquisizioni conoscitive, soprattutto per quel che riguarda la patogenesi e la risposta ai farmaci. Per fenotipo (feno-: dal greco ϕαινω = apparire, manifestarsi) si intende l’insieme di peculiarità morfologiche e funzionali di un organismo determinate dall’interazione fra la sua costituzione genetica e l’ambiente. In effetti, benché apprezzabili sforzi siano stati compiuti negli scorsi decenni, per spiegare e classificare con la maggiore accuratezza possibile le varie malattie infiammatorie croniche delle vie aeree, con l’aspettativa che questo potesse contribuire, fra l’altro, ad un più rapido progresso delle conoscenze su queste malattie, bisogna ammettere, purtroppo, che ancora oggi molti fattori etio-patogenetici rimangono imprecisati, né tantomeno disponiamo di trattamenti risolutori. Si potrebbe obiettare che in questi anni non sono mancate importanti acquisizioni scientifiche su queste malattie, ma, probabilmente, il problema è stato che le nuove informazioni, una volta acquisite, sono state di volta in volta assegnate alle singole patologie (asma, BPCO, o altro), secondo la terminologia diagnostica tradizionale. Pertanto, asma e BPCO hanno rappresentato dei grossi contenitori, nei quali confluiscono numerosi quadri morbosi (fenotipi), che a volte possono essere molto simili, ma che altre volte differiscono fra loro in maniera sostanziale, sia in termini qualitativi che quantitativi; e non si può escludere che differenti fenotipi possano riconoscere differenti meccanismi patogenetici e, eventualmente, beneficiare di differenti trattamenti. Acquista in tal senso significato la proposta, da più parti sollecitata, di abolire i termini diagnostici tradizionali e cominciare a catalogare metodicamente e scrupolosamente i vari fenotipi (potrebbero essere alcune diecine), in maniera da poterli studiare separatamente. Per far questo è stato proposto da più parti di monitorare accuratamente in ciascun paziente tutta una serie di indici clinici, funzionali e biologici, costituendo delle reti di collaborazioni fra diversi centri specialistici, in maniera che tutti possano condividerne le informazioni raccolte. La soluzione del problema non è semplice in quanto per poter individuare con attendibilità i diversi fenotipi di malattia sarà necessario utilizzare analisi statistiche complesse, come la cluster-analysis, che è capace di raggruppare soggetti essenzialmente simili fra loro e dissimili dai soggetti di altri gruppi in base al possesso di definite caratteristiche preventivamente stabilite. Al fine di ottenere risultati apprezzabili è importante anche il ruolo che dovranno avere le aziende farmaceutiche a cui si dovrebbe chiede la disponibilità a rinunciare agli attuali studi clinici riguardanti gruppi numerosi, ma eterogenei di pazienti (per esempio, bronchitici cronici), dai quali sono finora scaturite indicazioni, altrettanto generiche, sul trattamento di tutti i pazienti etichettati con quella diagnosi (nell’esempio citato, bronchitici cronici). Se questo progetto avesse inizio e prendesse l’avvio questa nuova linea di ricerca, gli studi clinici sui farmaci riguarderebbero probabilmente numeri abbastanza limitati di pazienti, selezionati dal fatto di presentare un determinato fenotipo di malattia; si tratterebbe, pertanto, di studi più costosi, in quanto dovrebbero essere eseguite numerose misurazioni cliniche e di laboratorio, e meno remunerativi per le aziende, in quanto il farmaco studiato potrebbe successivamente essere autorizzato dalle autorità regolatorie esclusivamente al trattamento di pazienti con quel determinato profilo fenotipico.
In conclusione è possibile ritenere che la materia di ricerca, qualora venga messa in essere, è assolutamente innovativa ed abbastanza complessa ma potrebbe riservare importanti risultati nell’esclusivo interesse di curare meglio il paziente.

Bibliografia

1) Wardlaw AJ, et al. Review: Multi-dimentional phenotyping: towards a new taxonomy for airway disease. Clin Exp Allergy 2005; 35: 1254-62.
2) Pauwels RA, Buist AS, Calverley PM, Jenkins CR, Hurd SS: The GOLD Scientific Committee. Global strategy for the
diagnosis, management and prevention of chronic obstructive pulmonary desease. Am J Respir Crit Care Med 2001;163:1256-76.
3) ATS: Standards for the diagnosis and care of patients with chronic obstructive pulmonary desease. Am J Respir Crit Care Med 1995;152:S77-S120.
4) The COPD Guideline Group of the Standards of Care Committe of the BTS: BTS guidelines for the management of chronic obstructive pulmonary desease. Thorax 1997;52(Suppl 5):S1-S28.
5) Matera MG, Cazzola M, Vinciguerra A, Di Perna F, Calderaro F, Caputi M, et al: A comparation of the broncodilating effectsof salmeterol, salbutamol and ipratropium bromide in patients with chronic obstructive pulmonary desease. Pulm Pharmacol 1995;8:267-71.

Dott. Luigi Ferritto
Dipartimento di Medicina Generale – Ambulatorio di Fisiopatologia Respiratoria – Clinica Athena Villa dei Pini – Piedimonte Matese (CE)
Dott. Walter Ferritto
Divisione di Medicina Interna, Ospedale A.G.P. Piedimonte Matese (CE)

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