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Certificati Sportivi, per i pediatri da abolire prima dei sei anni

CERTIFICATI SPORTIVI, PER I PEDIATRI DA ABOLIRE PRIMA DEI SEI ANNI. NO A SCREENING A TAPPETO SUI MINORI

«I bambini hanno bisogno di essere avviati a un’attività motoria, fin dai primi mesi di vita. Prima vengono il movimento, la corsa, il nuoto e solo dopo viene la preoccupazione per lo sforzo. Sotto i sei anni non si capisce l’utilità di qualsivoglia certificato e del relativo elettrocardiogramma. Ecco perché Fimp con la Società di Pediatria e con l’Associazione culturale pediatri ha scritto al Ministro della Salute chiedendo che quei sei anni siano la soglia entro la quale nessun certificato va richiesto, nemmeno dalle strutture affiliate Coni». Giampietro Chiamenti presidente dei pediatri Fimp con Giovanni Corsello (Sip) e Paolo Siani (Acp) scrive a Beatrice Lorenzin che prima dei 6 anni non si dovrebbe parlare di certificazioni non agonistiche. E dopo? Fimp, Sip e Acp dicono no al certificato sportivo per le attività parascolastiche e i giochi della gioventù a livello d’istituto che le linee guida sulle certificazioni del 2014 inseriscono nell’attività non agonistica “da certificare, ma per cui basta un ecg una volta nella vita”; si potrebbe iniziare a pensare al certificato solo al tempo dei giochi della gioventù regionali o in presenza di attività che comportano sforzi particolari. Quali attività?
«C’è una zona grigia nelle attività pre-agonistiche dove, a seconda del tipo, il Coni ha individuato delle età d’inizio. Tra i sei anni e l’inizio delle età agonistiche noi vorremmo specifiche precise a livello normativo, sulla cui base certificheremmo o meno. A differenza che in recenti provvedimenti, vorremmo essere sentiti e ci rendiamo disponibili per un tavolo con Ministero e Coni. Il bambino va trattato con un modello diverso da adulto e anziano, differenziando da una parte tra attività -sugli sforzi comportati da ciascuna il Coni ci può essere d’aiuto- e dall’altra tra singoli bambini e loro bisogni, tema sul quale noi curanti sappiamo di più. Infanzia, tipo d’attività e soggettività sono i parametri alla base della scelta di certificare o no sopra i 6 anni, per noi prioritari a uno screening ecg a tappeto».
La lettera plaude alla risoluzione della Camera che chiede l’abolizione del certificato sportivo per l’attività ludico motoria e replica indirettamente a quanti auspicano uno screening sui minori (Francesco Fedele della Fondazione Cuore e circolazione afferma che in una campestre a scuola si può essere sottoposti allo stress di un nuotatore alle olimpiadi e che lo stress non lo accerta il medico ma lo sente il cuore). «Conveniamo che ci sono attività scolastiche che non tengono conto della soggettività, e che una corsa campestre impegnativa va preparata per gradi durante l’anno da un buon istruttore di educazione fisica; ma i docenti -dice Chiamenti – non possono scaricare un’eventuale mancata programmazione degli allenamenti sul pediatra e sul suo certificato che qui avrebbe valore più che altro burocratico. Nel bambino non c’è una bibliografia evidence-based sul ruolo che l’ecg può avere nel prevenire eventi cardiovascolari. Per contro, i bambini fanno sempre meno movimento se non li avviamo a un’attività in palestra e in piscina. Gli spazi dove socializzare sono sempre meno. Ma palestre e piscine sono quasi tutte affiliate Coni e anche la recente nota ministeriale non le dispensa dal chiedere il certificato: l’attuale normativa, ripeto, appare disegnata sull’adulto. E il certificato si porta dietro un ecg molto meno predittivo dei rischi di quanto non rappresenti un aggravio di costo talora ostativo all’attività sportiva».
Mauro Miserendino

Commento di SPORT&MEDICINA:

“Posso concordare sull’inutilità di un certificato … Infatti quello che dovrebbe servire non è il certificato, ma le indicazioni corrette ai genitori sul tipo di attività che il bambino deve (o dovrebbe) svolgere: un problema strutturale (piede piatto, ginocchio valgo …) o una situazione di eccesso ponderale, ad esempio, potrebbero indicare la necessità di svolgere un particolare tipo di attività motoria ed evitarne, magari, un altra. Sicuramente una specializzazione specifica come quella in medicina dello sport, permette di svolgere questo compito correttamente, senza nulla togliere alle ottime conoscenze professionali dei pediatri.
Per non parlare poi dell’affermazione che, richiedere una visita con ECG allontanerebbe la gente dalla pratica dello sport: i comportamenti dipendono dalla cultura e dalle abitudini … dovremmo lavorare su queste!
Non dimentichiamo che la prevenzione si attua in ogni momento della vita … Io obbligherei a sottoporsi a visita anche chi svolge attività ludico-motoria: non credo che sia più a rischio chi si allena regolarmente di chi svolge attività fisica senza controllo, ad ogni età ed in ogni condizione di salute … E tutto sommato il costo di una visita con ecg (dal pediatra, dal cardiologo, dal medico dello sport …) costa molto meno di un completino di marca o di una calzatura “griffata”.

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