Covid-19

COVID-19: LA VOCE DEGLI ESPERTI – Intervista a 20 esperti impegnati in trincea (3)

Il COVID 19 ci atterrisce e ci unisce tutti in un’unica meravigliosa ITALIA!

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  • A Giancarlo Ceccarelli (1), specialista in Malattie Infettive del Policlinico Umberto I di Roma, chiedo qual’è la modalità di contagio e l’approccio terapeutico nel paziente COVID-19

“Le vie di trasmissione della SARS-CoV2 sono ancora oggetto di valutazione scientifica e di indagine. Al momento la modalità di contagio più comune è quella secondaria al contatto stretto con persone infette, ma è possibile anche la trasmissione mediante contatto indiretto con superfici o oggetti contaminati dalle secrezioni infette. Se per la trasmissione inter-umana diretta e indiretta abbiamo ampie evidenze, resta da capire la possibilità di trasmissione attraverso ospiti intermedi come animali domestici. In ogni caso quest’ultima evenienza viene considerata estremamente improbabile allo stato attuale delle conoscenze. Relativamente all’approccio terapeutico, in linea concettuale dovrebbe essere basato sull’uso di antivirali attivi verso il patogeno, soprattutto nelle prime fasi della malattia. Successivamente, considerato che la COVID-19 viene probabilmente sostenuta da una tempesta citochinica, l’uso di immunomodulanti appare essere una risorsa utile. Sono tuttavia necessari studi dedicati alla comprensione della patogenesi e dei meccanismi di malattia, al momento in fase estremamente preliminare, per poter disegnare strategie terapeutiche efficaci. Resta infine l’universo dei potenziali vaccini, la cui realizzazione potrebbe permettere di limitare la diffusione pandemica della malattia.”

  • Quali sono i segni e sintomi di una persona affetta da Coronavirus? Ce ne parla Giuseppe Di Domenica (2), dirigente medico del 118, che ha contratto e superato l’infezione

“Tutto è iniziato con uno stato di malessere generale sfumato e con brividi, all’inizio pensi per il troppo lavoro e per stanchezza, ma appare precoce una febbre che da 37,5 velocemente va a 39, assieme a questo precipita la saturazione ed inizia la dispnea; fai l’ecografia ed alle basi polmonari inizi lentamente a vedere scomparire le linee A, e sai che questo lascia poca immaginazione; subentra anche una tosse secca e quasi continua, la frequenza cardiaca aumenta ad ogni piccolo movimento, il senso di prostrazione e cefalea aumentano assieme ad un artralgia strana, non hai fame e non senti i sapori, o li senti distorti. Poi lentamente dopo tre giorni ed una crisi respiratoria vedi ricomparire le linee A e lentamente sai che ce l’hai fatta.”

  • Qual è la diagnosi di gravità del paziente COVID-19? Risponde Stefano Ianni (3), Dirigente Medico Anestesia e Rianimazione presso il Policlinico Umberto I di Roma

“Una volta che in ospedale abbiamo di fronte un paziente COVID-19, va individuata da quale di queste sindromi è affetto il paziente: malattia semplice, polmonite lieve, polmonite grave, ARDS, sepsi, shock settico. Possiamo trovarci davanti, quindi, pazienti con una sintomatologia simil-influenzale con febbre, tosse, raffreddore, mialgia, astenia, vomito, diarrea, cefalea così come pazienti con sintomi respiratori più importanti come tachidispnea, agitazione psicomotoria e cianosi. A quel punto, dopo un accurato e rapido percorso clinico diagnostico, si decide come supportare a livello respiratorio il paziente con le varie armi a nostra disposizione. Per una iniziale e veloce classificazione della gravità del paziente ci si avvale dell’anamnesi, della clinica, della valutazione multiparametrica delle funzioni vitali, di esami strumentali (Tac Torace, Eco Torace), di esami ematochimici (principalmente PH, P/F e SpO2 da EGA arterioso, emocromo, indici di flogosi e indici renali, epatici, coagulativi, PCT). In particolare, per i malati gravi, si nota all’EGA arterioso un quadro prevalente di sola ipossia con rara ipercapnia, anzi ci ritroviamo spesso di fronte pazienti con P/F < 200 mmHg ed una clinica variabile, a volte solo una tachipnea compensatoria. Il MEWS (Modified Early Warning Score) è un utile sistema di valutazione esclusivamente clinico, utilizzabile in contesti epidemici, finalizzato alla identificazione del setting assistenziale appropriato. Esso comprende l’analisi dei seguenti dati fisiologici: frequenza respiratoria, frequenza cardiaca, pressione sistolica, temperatura corporea, sintomi neurologici.”

  • Si sente parlare ripetutamente del tampone faringeo. Ho chiesto come funziona il test per la diagnosi del Coronavirus a Giovanni Di Bonaventura (4), Responsabile dell’U.O. di “Microbiologia e Microbiologia Clinica”, presso il Centro Scienze e Tecnologie Avanzate (CAST) dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara

“La ricerca diretta di SARS-CoV-2 viene effettuata su campioni biologici prelevati dalle vie respiratorie. Nei pazienti ambulatoriali si effettua sia il tampone naso-faringeo che oro-faringeo per la raccolta delle secrezioni nasali e faringee. Nel caso di pazienti con malattia respiratoria grave, si può ricorrere anche al prelievo delle secrezioni mucosali delle basse vie aeree mediante raccolta dell’espettorato, aspirato endotracheale, lavaggio bronco-alveolare. Il campione viene quindi sottoposto ad indagine molecolare (real-time reverse transcription polymerase chain reaction, rRT-PCR) per la ricerca dell’RNA virale: nella prima fase si procede alla estrazione dell’acido nucleico; se presente, esso verrà successivamente amplificato per la ricerca di marcatori genici (N, E, S, RdRP) specifici per SARS-CoV-2. La presenza di uno o più geni indicherà la positività all’infezione che, tuttavia, necessiterà di successiva conferma mediante sequenziamento genico.”

  • Ad Alessandro Genovesi (5), Associato di Microbiologia presso Humanitas University di Bergamo, ho chiesto se il tampone è un utile follow up per gli operatori sanitari

“L’utilizzo del tampone come strumento di screening non rappresenta, ad oggi, la soluzione al problema, né è la più sostenibile. In questo momento, la cosa migliore che possiamo fare con i mezzi che abbiamo, è intercettare gli operatori sintomatici e sottoporli al tampone mediante controlli giornalieri sul luogo di lavoro e utilizzare i DPI corretti nell’esercizio della professione, che sono una protezione per gli operatori ma anche per chi sta a loro vicino, in caso di positività asintomatica del medico o infermiere. Del resto, la presenza di risultati falsi negativi al tampone già nei pazienti sintomatici a maggior ragione ci scoraggia dall’utilizzare questo strumento diagnostico a tappeto nei soggetti asintomatici. Mi auguro che nelle prossime settimane, quando capiremo meglio l’andamento sierologico di questa particolare infezione, sarà possibile utilizzare test di screening più adatti che già sono al vaglio delle organizzazioni scientifiche internazionali.”

  • Fernando Smaldone (6), Radiologo presso l’Ospedale di Cesena, ci descrive l’imaging polmonare nei pazienti affetti da Coronavirus

“Le manifestazioni radiografiche di un polmone in corso di infezione da COVID-19 sono rappresentate da disomogenee opacità ad interessamento interstiziale, mono o bilaterali, a prevalente interessamento dei campi polmonari medio-inferiori. Queste alterazioni, in relazione al quadro evolutivo, appaiono all’indagine TC come opacità “a vetro smerigliato” con possibile tendenza alla confluenza, associate ad un ispessimento dell’interstizio polmonare con prevalenza dei territori periferici a distribuzione sub-pleurica che delineano un quadro flogistico ad eziologia virale, ricordando però che non sono segni esclusivi della patologia da COVID-19.”

  • Adesso più che mai, l’utilizzo dell’ecografia in emergenza-urgenza è di estrema importanza per la valutazione rapida del polmone. Ce ne parla Mario Scuderi (7), Responsabile U.O.S. di Diagnostica Ecografica in Urgenza presso l’A.O. Cannizzaro di Catania, pioniere dell’Ecofast in Italia

“Nella dispnea acuta da COVID-19, caratterizzata da un’evoluzione clinica assai insidiosa e rappresentata precocemente da forme flogistiche interstiziali che evolvono più tardi nelle forme consolidative, è ormai ampiamente dimostrato come l’impiego dell’ecografia polmonare, in mani esperte, permetta un’approfondita stadiazione clinica e il monitoraggio non invasivo delle sequele cliniche. In più, è una tecnica semplice da eseguire, a basso costo, non invasiva e, seppur eseguita al letto del paziente, riproducibile con alta sensibilità e specificità soprattutto se fortemente correlata con la clinica. Pertanto, può essere considerata una valida alternativa alla radiografia del torace tradizionale e alla TC torace. Ecograficamente, le forme precoci di sindrome interstiziale si rendono evidenti con multiple aree focali di linee B separate o a banda, che possono evolvere progressivamente in quadri di diffuso polmone bianco, (white lung), caratterizzato da confluenza diffusa e massiva di linee B, che di fatto è uno stato preconsolidativo (fase preconsolidativa) o comunque che evolve rapidamente in uno stato consolidativo con epatizzazione del parenchima polmonare.”

Stringiamoci in una sola grande umanità e lottiamo uniti contro il nemico invisibile!

Dott. Fausto D’Agostino

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  1. Giancarlo Ceccarelli, Specialista in Malattie Infettive e in Salute Globale e Migrazioni, Policlinico Umberto I, Roma; Dirigente Medico Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive della Sapienza Università di Roma, Consulente Infettivologo dei reparti di Terapia Intensiva
  2. Giuseppe Di Domenica, Dirigente Medico ARES 118, Docente di Ecografia POC Emergenza-Urgenza Università di Roma “Sapienza” e Uni­versità “Campus Bio-Medico”
  3. Stefano Ianni, Anestesia e Rianimazione, Policlinico Umberto I, Roma
  4. Giovanni Di Bonaventura, Responsabile U.O. “Microbiologia e Microbiologia Clinica”, Centro Scienze e Tecnologie Avanzate (CAST), Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara
  5. Alessandro Genovesi, Referente per la Microbiologia e Virologia del laboratorio analisi della clinica Humanitas Gavazzeni di Bergamo. Professore Associato di Microbiologia presso Humanitas University
  6. Fernando Smaldone, Specialista in Radiodiagnostica, Dirigente Medico Unità Operativa di Radiodiagnostica e Radiologia Interventistica, Ospedale M. Bufalini, Cesena
  7. Mario Scuderi, Responsabile U.O.S. di Diagnostica Ecografica in Urgenza. Direttore Scuola Ospedaliera SIUMB Ecografia in Urgenza. A.O. per l’Emergenza Cannizzaro, Catania

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