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TRAINING AUTOGENO E REBIRTHING: IL RESPIRO CIRCOLARE

TRAINING AUTOGENO

Testo e disegni di Stelvio Beraldo

CHE COSA È IL TRAINING AUTOGENO

Per controllare le proprie reazioni fisiologiche, derivanti da particolari situazioni di conflitto psicologico, in oriente vengono praticate diverse discipline come lo joga e lo zen. Queste, che coinvolgono l’individuo in maniera totale, sono dei veri e propri modelli di vita sociale e spirituale.
Il Training Autogeno, invece, maturato ai primi del ‘900 dagli studi sull’ipnosi di Bernheim e Charcot in Francia ed elaborato dallo psichiatra tedesco J. Schultz intorno agli anni ’30, è essenzialmente una tecnica di rilassamento, utile anche per curare i disturbi organici e psichici.
L’obiettivo di Schultz era quello di rendere il paziente meno vincolato alla dipendenza dal terapeuta e divenire lui stesso autore del proprio cambiamento e del proprio benessere. Il termine “Autogeno” vuole mettere in risalto come le modificazioni psichiche e somatiche vengono provocate autonomamente dal praticante, adattando il metodo alle proprie esigenze.

QUANDO È UTILE

IN GENERALE la pratica del Training Autogeno influenza varie funzioni dipendenti dal Sistema Nervoso Vegetativo quali la respirazione, la circolazione del sangue ed il metabolismo. Inoltre consente di mutare il tono dell’umore ed attenuare gli stati emotivi e l’ansia, portando ad un sempre maggiore grado di distensione, benessere ed equilibrio psicosomatico. Permette, infatti, di combattere lo stress, le tensioni muscolari e psichiche, la mancanza di energia, l’ansia e le sue somatizzazioni organiche (tremori, insonnia, sudorazione, tachicardia, oppressione toracica, gastrite, stipsi, asma bronchiale, tachicardie parossistiche, tic, alcune manifestazioni cutanee come l’alopecia e la psoriasi, ecc.).
Per mezzo del Training Autogeno si può raggiungere un’armonia interiore e realizzare se stessi utilizzando al meglio le circostanze della vita.
NELLO SPORT è un ottimo ausilio per contrastare l’ansia e la tensione preagonistica. Specialmente se utilizzato con particolari sollecitazioni assertive può arricchire la personalità dell’atleta rendendolo più consapevole delle proprie potenzialità.


Figura 1

PRIMA DI INIZIARE GLI ESERCIZI VERI E PROPRI

  • L’AMBIENTE nel quale si decide di praticare il Training Autogeno deve essere tranquillo, confortevole, in penombra, lontano da stimoli sonori e visivi.
  • L’ABBIGLIAMENTO non necessita di alcuna particolarità, l’unico requisito è che non sia costrittivo. Vanno tolti anche orologio, occhiali e scarpe.
  • LA DURATA di una esercitazione di Training Autogeno non supera solitamente i 10 minuti e va praticata sistematicamente, almeno nelle prime settimane, per due-tre volte al giorno. Inizialmente partendo solo con il primo esercizio, anche in maniera frazionata. Man mano che aumenta la familiarità con il rilassamento si completa l’esercizio e si introduce il secondo e così via.
  • LE POSTURE da assumere sono essenzialmente tre (Figura 2):

1- posizione supino: gambe leggermente divaricate con le punte rivolte verso l’esterno, braccia distanti dal corpo appena flesse ai gomiti con le dita delle mani rilassate che formano un piccolo arco. La testa può essere poggiata su un cuscino oppure sullo stesso piano del busto. Importante è che la posizione permetta il rilassamento del collo e delle spalle. Il materasso non deve essere troppo morbido. Ci si può sdraiare anche a terra, su un tappeto.
2- posizione seduto su una poltrona: schienale e braccioli devono essere tali da consentire l’appoggio della testa e gli avambracci. Vanno evitate poltrone troppo morbide o troppo basse. Le mani e le dita poggiano inerti sul bordo dei braccioli, facendo anche in modo che le gambe non tocchino tra loro e che i piedi siano poggiati comodamente a terra.
3- posizione seduto su una sedia: detta anche posizione del “cocchiere”. I piedi poggiano a terra mentre le ginocchia, flesse a circa 90°, vanno mantenute leggermente divaricate.

La posizione corretta del busto è quella che si ottiene lasciando pendere le braccia lateralmente, lungo il corpo, inspirando profondamente estendendo il torace e la nuca. Quindi lasciarsi ricadere su se stesso espirando profondamente in modo che la testa e le spalle cadano in avanti. Raggiunta questa posizione portare gli avambracci sulle cosce.
Questa posizione, che esercita una pressione sull’addome e sulla gabbia toracica, è sconsigliata agli obesi, alle donne in stato di gravidanza e a chi soffre di disturbi alla respirazione e alle vertebre e cervicali.

Figura 2

QUALI SONO GLI ESERCIZI

Il cardine su cui ruota il Training Autogeno è la calma, stato che si raggiunge progressivamente e gradualmente in SEI STADI (esercizi) che agiscono sui muscoli, vasi sanguigni, cuore, respirazione, organi addominali e capo.
Gli esercizi si suddividono in inferiori e superiori. Nei primi l’attenzione mentale viene rivolta a particolari sensazioni corporee, nei secondi invece, l’attenzione viene rivolta a particolari rappresentazioni mentali.
Il Training degli esercizi superiori, proprio perché rivolto alla mente ed all’inconscio, richiede la presenza di un terapeuta, mentre gli esercizi inferiori possono essere eseguiti anche da soli.
In tutto sono sei, i primi due sono detti FONDAMENTALI e gli altri quattro COMPLEMENTARI:
1- esercizio della pesantezza, che agisce sul rilassamento dei muscoli
2- esercizio del calore, che agisce sulla dilatazione dei vasi sanguigni periferici
3- esercizio del cuore, che agisce sulla funzionalità cardiaca
4- esercizio del respiro, che agisce sull’apparato respiratorio
5- esercizio del plesso solare, che agisce sugli organi dell’addome
6- esercizio della fronte, che agisce a livello cerebrale.
Gli esercizi fondamentali sono utili per raggiungere un livello di rilassamento elevato, intervenendo attivamente nei meccanismi che solitamente scattano in maniera automatica.
Gli esercizi complementari, invece, sono mirati in maniera specifica verso un organo.
Nella pratica sportiva i primi due assumono importanza prioritaria.

COME SI ESEGUONO GLI ESERCIZI

Predisporsi adeguatamente, chiudendo gli occhi ed effettuando qualche respiro profondo. Non offrire resistenza ai pensieri che arrivano alla mente, lasciarli scivolare via da soli. Ora ripetere più volte e molto lentamente la formula: “Io sono calmo … calmo … perfettamente calmo … calmo, sereno …, rilassato …”.
Inizialmente, per aiutarsi nel rilassamento, si può utilizzare la RESPIRAZIONE PROFONDA (diaframmatica) che può tornare utile in molte altre situazioni quotidiane: per una migliore concentrazione, per abbassare il livello di stress fisico e psichico e rilassare mente e corpo, per diminuire lo stato di emotività e ritrovare la calma, per conciliare il sonno, ecc. Inoltre esercita un’efficace massaggio sugli organi interni e contribuisce a disintossicare l’organismo.
Si effettua nel modo seguente:
1- inspirare profondamente e lentamente per circa 6 secondi, riempiendo prima l’addome e poi la parte media e alta del torace. Pertanto sentire in progressione l’addome che si gonfia, le costole che si allargano e lo sterno (parte anteriore medio-alta del torace) che si alza
2- trattenere l’aria per circa 3 secondi
3- espirare lentamente per circa 6 secondi, espellendo l’aria prima dal torace e poi dall’addome. Pertanto sentire in progressione inversa dell’inspirazione lo sterno che si abbassa, le costole che si chiudono e l’addome che si sgonfia
4- restare senza aria per circa 3 secondi
5- riprendere il ciclo e proseguire per almeno 5-6 atti respiratori. Per 10 minuti e oltre si utilizza la respirazione profonda come unico metodo di rilassamento. Nel tempo, progressivamente si possono aumentare anche le fasi del ciclo respiratorio che, rispettando sempre il rapporto in secondi di 6-3-6-3 (2 di inspirazione – 1 di apnea inspiratoria – 2 di espirazione – 1 di apnea espiratoria), arriveranno a raddoppiarsi, quindi 12-6-12-6 secondi).

1 – ESERCIZIO DELLA PESANTEZZA: la sequenza prevede la progressiva, lenta analisi delle varie parti del corpo iniziando col braccio destro, per passare poi al braccio sinistro, alla gamba destra, alla gamba sinistra, addome, petto, spalle e schiena, ripetendo la formula: “Io sono calmo …, calmo …, perfettamente calmo … Il mio braccio destro è pesante …, pesante …, molto pesante … Io mi sento completamente rilassato …”.
Ripetere la formula 5-6 volte.
Con la stessa formula si procede poi in sequenza sulle altre parti del corpo.
Mentre si ripetono le formule concentrarsi sull’arto che si sta rilassando visualizzandone i muscoli che progressivamente si rilasciano.
Soprattutto nelle sedute iniziali, è opportuno soffermarsi su ogni arto per 5-6 volte in maniera continuativa prima di passare all’altro arto.

2 – ESERCIZIO DEL CALORE: la sequenza è la stessa dell’esercizio precedente. Anche la formula è la stessa, sostituendo a “pesante” la parola “caldo”: “Io sono calmo …, calmo …, perfettamente calmo … Il mio braccio destro è caldo …, caldo …, molto caldo … e mi sento completamente rilassato …”.
Ripetere la formula 5-6 volte.
Con la stessa formula si procede poi per le altre parti del corpo.
Mentre si ripetono le formule concentrarsi sull’arto che si sta scaldando visualizzandone i muscoli che progressivamente si rilasciano ed i capillari che vengono irrorati e dilatati dal flusso sanguigno.
Soprattutto nelle sedute iniziali è opportuno soffermarsi su ogni arto per 5-6 volte in maniera continuativa prima di passare all’altro arto.

3 – ESERCIZIO DEL CUORE: concentrandosi sul cuore, visualizzarlo al centro del torace, ripetendo la formula: “Io sono calmo …, calmo …, perfettamente calmo … Il mio cuore è forte e batte calmo … calmo e regolare … Io mi sento calmo e tranquillo …”.
Ripetere la formula 5-6 volte.
Secondo Schultz, in soggetti ben allenati, il ritmo cardiaco può essere volutamente accelerato o rallentato con le opportune formule.

4 – ESERCIZIO DEL RESPIRO: visualizzando il corpo, ed in particolare i polmoni, concentrarsi sul respiro, ripetendo la formula: “Io sono calmo …, calmo …, perfettamente calmo … Il mio respiro è calmo e regolare … Io mi sento calmo e tranquillo …”. Fino a giungere a: “Il mio respiro diventa sempre più profondo …, calmo …, regolare … Io mi sento calmo e tranquillo…”.
Progressivamente spostare la visualizzazione al centro del corpo, immaginandolo come un grande polmone: “il mio corpo respira con me … Il respiro mi respira …”.
Ripetere la formula 5-6 volte.
Un aiuto può venire visualizzandosi immerso nel mare sotto forma di spugna che si gonfia e si sgonfia al ritmo delle onde. Immaginare che il respiro assuma il ritmo della spugna.

5 – ESERCIZIO DEL PLESSO SOLARE: concentrandosi nella zona centrale tra lo sterno e l’ombelico ripetere la formula: “Io sono calmo …, calmo …, perfettamente calmo … Il mio plesso solare è caldo …, molto caldo … Il mio plesso solare è caldo e irradia calore …
Ripetere la formula 5-6 volte.
Immaginare un piccolo sole posto nell’addome che diffonde calore tutto intorno oppure il sangue che affluisce in quella zona apportandovi energia vitale e calore, calore che scioglie tutte le tensioni.

6 – ESERCIZIO DELLA FRONTE: concentrarsi sulla fronte con la formula: “Io sono calmo …, calmo …, perfettamente calmo … La mia fronte è fresca … piacevolmente fresca …”.
Ripetere formula 5-6 volte.
Un’immagine efficace può essere quella di vedersi sdraiato su un prato o su una spiaggia col sole che riscalda il corpo mentre una piacevole brezza sfiora la fronte.

AL TERMINE DI OGNI SEDUTA

Eseguire dei piccoli movimenti detti ESERCIZI DI RIPRESA. Consistono in movimenti di flessione ed estensione dei piedi e delle mani fino al coinvolgimento delle braccia e delle gambe, prima piccoli e via via sempre più energici. Quindi respirare profondamente e aprire gli occhi.

LE FORMULE E I PROPONIMENTI

Insieme alle formule “standard” si possono inserire delle formule personali tendenti a risolvere eventuali situazioni perturbatrici ricorrenti che risalgono di continuo dal profondo e che spesso si originano da un complesso ansioso come la paura del buio, di alcuni animali, di parlare in pubblico, di affrontare una certa situazione, ecc.
Dopo aver visualizzato la situazione perturbatrice, inserire una breve formula che tende a riportarla emotivamente nella normalità.
Alcuni esempi (più formule per ciascuna situazione):
– Insicurezza nel parlare in pubblico: “Quando prendo la parola davanti al pubblico mi sento calmo e disinvolto”. “Davanti al pubblico parlo tranquillo e sicuro”. “La presenza del pubblico mi lascia calmo e indifferente”.
– Dipendenza da alcool, fumo o altro: “Le bottiglie di alcool mi lasciano indifferente”. “L’alcool mi indebolisce e mi fa sentire male”. “Non bevo alcool in nessuna occasione, né al bar né a casa”.
– Acufene (ronzio agli orecchi) o dolore in qualche regione del corpo: “Le mie orecchie sono calme e silenziose”. “I rumori e i fischi alle orecchie mi sono totalmente indifferenti”.
– Ansia e tensione continua per tutto il giorno: “Ogni giorno e per tutto il giorno mi sento calmo, sereno, tranquillo e rilassato”.
Al termine dei proponimenti può essere inserita una ulteriore formula generale:
“Io ci riesco… Io risolvo il mio problema …”
È fondamentale che il proponimento non assuma un tono perentorio, ma di capacità e possibilità di farcela.

 

REBIRTHING: IL RESPIRO CIRCOLARE

Testo e disegni di Stelvio Beraldo

Tecnica respiratoria che trova origini nelle pratiche dei monaci buddisti del sud-est asiatico, si è diffusa in America negli anni ’70 ad opera di Leonard Orr e Stanislav Grof.
Il termine “Rebirthing” vuol dire Rinascita, ovvero abbandono e ricerca di un percorso completamente nuovo della propria vita, un percorso di equilibrio e armonia che trova radici nel passato nel momento della propria nascita, momento che può essere rivissuto in forma anche traumatica per poi rinascere a una vita completamente nuova.
La RESPIRAZIONE CIRCOLARE è il mezzo con il quale si entra in contatto con il proprio Io profondo, l’Io del bambino che siamo stati e che ancora ci portiamo dentro.
La tecnica respiratoria sulla quale si basa il Rebirthing è di estrema semplicità: una profonda inspirazione seguita da una espirazione rilassata, senza pause intermedie, per questo detta “circolare”. Questo semplice modo di respirare migliora l’ossigenazione di tutte le cellule del corpo e permette al flusso energetico di riprendere il suo regolare decorso. Si allentano le tensioni muscolari ed emergono dal profondo i pensieri e gli stati emotivi repressi da anni e che ci condizionano nell’atteggiamento verso la vita. Gradualmente queste tensioni, blocchi ed emozioni si riducono fino a risolversi.
Il ritmo frenetico imposto dalla società di oggi, il “dover” fare ogni cosa velocemente entro pressanti scadenze temporali, avere a disposizione poco tempo e quel poco dedicarlo alle cose “importanti” inerenti il lavoro, procura un costante stato di preoccupazione e ansia. Si vive in un permanente stato di dissociazione, mentre si sta facendo una cosa si pensa ad un’altra che “bisogna” fare.
Il respiro si fa “corto”, il ritmo respiratorio aumenta e si riduce notevolmente la quantità di aria e di ossigeno inalati.
Questa situazione assume grande rilevanza se paragonata alla popolazione che vive felicemente e con serenità la propria esistenza e che si distingue proprio per la respirazione completa e rilassata.
Il Rebirthing può essere uno strumento di grande utilità per chi soffre di ansia, depressione, fobie, inibizioni, nervosismo, insonnia, disturbi psicosomatici in genere.
Il Rebirthing parte anche dal principio che “la qualità della nostra vita è condizionata dalla qualità dei nostri pensieri”. Come nell’Alimentazione viene detto che “siamo quello che mangiamo”, dal punto di vista psichico e comportamentale possiamo dire che “siamo ciò che pensiamo”. A dimostrazione di ciò basta osservare il diverso comportamento di due o più persone di fronte ad uno stesso avvenimento. Sono i pensieri elaborati da ciascuno, pensieri legati alla propria storia e al proprio vissuto (pensiero inconscio) a scatenare i diversi stati emozionali in relazione allo stesso avvenimento. Secondo L. Orr “il cambiamento non avviene con il passare del tempo ma con l’evoluzione dei nostri pensieri”.
La tecnica del rebirthing dovrebbe essere imparata, almeno nella prima fase (circa 10 sedute), sotto la guida di un esperto. Le esercitazioni, oltre che individuali, possono essere effettuate in gruppo. L’esperto ci guiderà all’apprendimento della corretta metodologia, che va dal rilassamento iniziale alla corretta tecnica respiratoria.

PRIMA DI INIZIARE GLI ESERCIZI

  • L’ambiente: deve essere tranquillo, confortevole, in penombra, lontano da stimoli sonori e visivi.
  • L’abbigliamento: non deve essere costrittivo. Vanno tolti anche l’orologio, gli occhiali e le scarpe.
  • La posizione: solitamente è consigliata quella supina (Figura 3) dove le gambe sono leggermente divaricate con le punte rivolte verso l’esterno, braccia distanti dal corpo appena flesse ai gomiti con le dita delle mani rilassate che formano un piccolo arco. La testa può essere poggiata su un cuscino oppure sullo stesso piano del tronco. Importante è che la posizione permetta il rilassamento del collo e delle spalle.
  • Il materasso: sconsigliato se troppo morbido. Può essere eseguito anche a terra, su un tappeto.

Posizione supina

Figura 3

COME SI ESEGUONO GLI ESERCIZI

Assunta comodamente la posizione supina, chiudere gli occhi ed eseguire qualche respiro profondo, senza offrire resistenza ai pensieri che arrivano alla mente, lasciandoli scivolare via da soli.
Per introdursi all’esercitazione di Rebirthig è necessario raggiungere un completo rilassamento muscolare.
Si possono utilizzare diverse tecniche. Quelle più utilizzate sono derivate dal Training Autogeno e dal Metodo Vogt.

1- TRAINING AUTOGENO:
Ripetere più volte e molto lentamente la formula: “Io sono calmo … calmo … perfettamente calmo … calmo, sereno …, rilassato …”.
Quindi eseguire l’esercizio della pesantezza dove la sequenza prevede la progressiva, lenta analisi delle varie parti del corpo iniziando col braccio destro, per passare poi al braccio sinistro, alla gamba destra, alla gamba sinistra, addome, petto, spalle e schiena, ripetendo la formula: “Io sono calmo …, calmo …, perfettamente calmo … Il mio braccio destro è pesante …, pesante …, molto pesante … Io mi sento completamente rilassato …”.
Con la stessa formula si procede poi in sequenza sulle altre parti del corpo.
Mentre si ripetono le formule concentrarsi sull’arto che si sta rilassando visualizzandone i muscoli che progressivamente si rilasciano.
Ripetere il passaggio completo 5-6 volte.

2- METODO VOGT:
Similmente al Training Autogeno tende a far rilassare i muscoli percorrendoli mentalmente e lentamente uno ad uno, immaginandoli e percependone tutte le sensazioni. Il pensiero deve essere costantemente rilassato e tranquillo, come se assistesse agli avvenimenti a distanza.
Il percorso da seguire è diverso dal metodo precedente. Infatti si inizia dai piedi per salire sulle gambe e cosce. Il busto viene percorso salendo nella parte posteriore, quindi bacino, lombi, dorso e spalle, braccia, nuca. Poi si ridiscende dal viso fino al petto e all’addome.

LA RESPIRAZIONE
Raggiunto il rilassamento muscolare concentrarsi sulla respirazione, sul ritmo inspiratorio ed espiratorio. Immaginare un ciclo continuo, circolare, senza pause, che parte e ritorna sempre sull’ombelico della pancia (Figura 4). Parte dall’ombelico per espirare e vi torna finita l’inspirazione.
Lasciarsi andare sull’onda di questo ritmo che piano piano diventa sempre più ampio, profondo e continuo, senza interruzione tra le due fasi di inspirazione ed espirazione, fasi che si susseguono in maniera naturale, passiva, automatica.
L’ingresso e l’uscita dell’aria, salvo particolari impedimenti anatomo-strutturali, avviene attraverso il naso.

Immagine del respiro “Circolare”

Immaginare che la respirazione crei un circolo energetico che, partendo dall’ombelico (espirazione) sale fino alla gola e al naso. Quindi riparte dal naso (inspirazione) per scendere e tornare all’ombelico per ripartire di nuovo senza interruzioni.

Figura 4

Durante l’esercitazione di Rebirthing, in alcuni rari casi possono verificarsi sensazioni spiacevoli molto forti come senso di soffocamento, vertigini, senso di vomito, ecc. Se persistono nelle sedute che seguono il training va sospeso.
Possono anche verificarsi delle sensazioni fisiche e psichiche particolari anche di una certa entità, dette scariche autogene. Fisicamente possono localizzarsi su vari organi e regioni del corpo sotto forma di vibrazioni, formicolii, senso di caldo o di freddo, difficoltà nella normale respirazione, ecc. A livello psicologico si può essere presi da senso di paura o da gioia. Si possono avere visioni del vissuto che procurano angoscia o serenità, ecc.
Le scariche autogene non devono preoccupare, mantenendo la calma e il rilassamento il più delle volte svaniscono da sole.
La prima settimana normalmente si esegue una esercitazione al giorno, solitamente la sera prima di addormentarsi. Questo permette anche di conciliare il sonno e migliorarne gli effetti.
Si inizia il primo giorno con circa 20 respirazioni ampie e profonde, senza pausa tra inspirazione ed espirazione. A fine settimana l’esercitazione dovrebbe raggiungere circa 5 minuti.
L’esercitazione viene fatta una volta al giorno.
La seconda settimana si arriva a circa 10 minuti e l’esercitazione si esegue a giorni alterni.
La terza settimana su passa a 15 minuti e la quarta a 20 minuti. Il numero delle esercitazioni rimane di 2 a settimana.
Dalla quinta settimana e fino a circa 3 mesi dall’inizio, l’esercitazione viene eseguita 1 volta a settimana e per un tempo variabile da 30 a 60 minuti circa.
In seguito la scelta dei tempi e delle modalità diventa soggettivo, in relazione alle esigenze personali.
Ogni esercizio termina con tre profonde espirazioni, quindi rimanere rilassati per qualche minuto, solitamente 5, ponendo attenzione a tutte le sensazioni, piacevoli o spiacevoli, trasmesse dal corpo. Dopo un po’ spariscono le sensazioni spiacevoli ed il corpo e la mente diventano rilassati, sereni e pieni di energia.
Durante questa fase avvengono i profondi cambiamenti emotivi ricercati.

LE VISUALIZZAZIONI E LE FORMULE

Durante il ciclo respiratorio possono essere utilizzate visualizzazioni e formule tendenti a evidenziare e risolvere diversi problemi personali (vedi “Training Autogeno“). Le formule possono essere elaborate anche in relazione alle particolari visioni ed esperienze che si vivono durante l’esercitazione di Rebirthing. I termini imperativi come ad esempio “devo” vanno sostituiti con “posso”.

ALCUNI ESEMPI:

1- Seguite il respiro col pensiero e formulate lentamente e con calma: “Mi concentro sul respiro. L’aria entra dal naso e scende lentamente nei polmoni. Aumenta l’ampiezza del mio respiro. Il mio respiro è calmo, ampio, continuo. Il mio respiro diventa sempre più indipendente, automatico”.
2- Mentre inspirate immaginate che insieme all’ossigeno inalate anche calma, sicurezza ed equilibrio. Durante l’espirazione immaginate di espellere, insieme all’anidride carbonica, l’ansia e lo stress.
3- Immaginate una situazione vissuta che spesso ritorna e procura ansia e angoscia. Cercate di riviverla in maniera positiva osservandola da molteplici punti di vista, evidenziandone anche gli aspetti positivi.
4- Andate molto indietro nel tempo, all’infanzia. Immedesimatevi nelle sensazioni fisiche e psichiche provate in un particolare episodio (allegria, gioia, tristezza, rabbia, paura, angoscia, ecc.). Immaginate ora di abbracciare il bambino e stringerlo al petto. Entrate in sintonia col ritmo del suo respiro. Entrate in sintonia anche con la sua gioia, energia e voglia di vivere. Il bambino ritrovato adesso è in voi, insieme alla sua felicità. Ora pensate a situazioni vissute piacevoli o a nuove esperienze positive che vorreste e potreste vivere.

Stelvio Beraldo
Maestro di Sport

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